In Usa arriva il primo farmaco stampato in 3D

L'ente americano di controllo sui farmaci ha dato l'ok alla realizzazione e alla commercializzazione del primo farmaco stampato in 3D, destinato ai soggetti che soffrono di convulsioni epilettiche.

In Usa arriva il primo farmaco stampato in 3D

La stampa 3D ha raggiunto un altro importante traguardo, questa volta nel mondo della medicina. Per i pochi che ancora non conoscessero le funzionalità delle stampanti 3D precisiamo che esse permettono di realizzare prodotti attraverso una tecnica estremamente innovativa, cioè sovrapponendo sottili strati di materiali diversi che messi insieme costituiscono un oggetto.

In ambito sanitario, la stampa 3D è già stata utilizzata per realizzare protesi su misura e calchi per dentisti; ora si è arrivati addirittura al primo farmaco stampato su misura, di cui è dunque possibile scegliere la forma e soprattutto la dose. Infatti la Food and Drug Administration (Fda), l’ente federale americano di controllo sui farmaci, ha acconsentito alla realizzazione di un farmaco stampato in 3D destinato ad essere usato oralmente, lo Spritam. Il farmaco, prescritto come terapia aggiuntiva nel trattamento delle crisi parziali, miocloniche e tonico-clonico dei soggetti che soffrono di epilessia (che negli Stati Uniti sono circa 3 milioni), entrerà presumibilmente in commercio nei primi tre mesi del 2016.

L’azienda produttrice del farmaco, l’Aprecia Pharmaceutical, nata nel 2003 nel New Jersey, ha spiegato: “Il dispositivo permette di ottenere una pastiglia molto porosa che si disintegra istantaneamente non appena il paziente beve un sorso d’acqua, una caratteristica importante viste le difficoltà di deglutizione che si hanno nei pazienti che soffrono di epilessia”. Infatti l’azienda avrebbe elaborato nel 2007 una nuova tecnologia, chiamata ZipDose 3D Printing, che renderebbe maggiormente digeribili i farmaci ad alto dosaggio. L’azienda avrebbe a tal proposito dichiarato: “Questo è solo il primo di una serie di farmaci che vogliamo produrre con questa tecnologia. Vogliamo trasformare il modo in cui i pazienti prendono i farmaci. Negli ultimi 50 anni abbiamo realizzato compresse nelle nostre fabbriche e le abbiamo spedite agli ospedali. Per la prima volta siamo in grado di produrle in un modo diverso, più vicino al paziente”.

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