Il virus Zika provoca la microcefalia: arriva la conferma dagli USA

La conferma, che il virus Zika, trasmesso da una zanzara sia all'origine della microcefalia, arriva dal Centro del controllo e della prevenzione delle malattie della città di Atlanta, negli Stati Uniti d'America.

Il virus Zika provoca la microcefalia: arriva la conferma dagli USA

Sembra quindi che non ci siano più dubbi al riguardo. La conferma che il virus Zika causi la microcefalia arriva dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta, negli Stati Uniti. A detta degli scienziati che hanno lavorato al progetto di analisi del virus, la correlazione tra quest’ultimo e la microcefalia è senza precedenti.

Non risultano infatti nella storia della medicina virus che trasmessi da insetti abbiano causato difetti ai nascituri dell’uomo. Il virus è infatti portato da un particolare tipo di zanzara, che se colpisce donne in stato interessante, può determinare nel nascituro un’anomalia genetica, in particolar modo provoca la nascita di bambini con una testa un po’ più piccola rispetto al resto del corpo.

Dopo lunghe e attente valutazioni è stato rinvenuto uno stesso schema di elementi difettosi in bambini esposti al virus Zika mentre erano nell’utero della loro mamma. La presenza del virus è stata riscontrata anche nel tessuto cerebrale dei bambini deceduti a causa della microcefalia.

La conferma va quindi ad avvalorare gli allarmi dei mesi scorsi, che aveva prontamente lanciato l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche le autorità americane sono comunque molto allarmate per la questione, anche in considerazione del fatto che le stime su un eventuale impatto del virus negli USA potrebbe essere di gran lunga superiore al previsto. Le zanzare portatrici del virus – fanno sapere dal Centro di Atlanta – potrebbero diffondersi in diversi Stati del Paese.

Lo Stato attualmente più colpito dal virus è il Brasile, da dove si pensa sia partita l’infezione, dove si contano ben 1113 casi di microcefalia. La conferma che arriva dagli USA è quindi un momento importante per la lotta al virus, anche se sono tanti ancora i nodi da sciogliere. Secondo alcuni studi fatti comunque il periodo più a rischio sono i primi tre mesi della gravidanza.

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