Il quoziente intellettivo umano sta diminuendo di generazione in generazione

A differenza di quanto possiamo credere, a partire dagli anni ’70 il quoziente intellettivo del genere umano sta diminuendo. A sostenerlo è una ricerca norvegese di cui si espongono i punti salienti.

Il quoziente intellettivo umano sta diminuendo di generazione in generazione

La notizia non avrà forse avuto il giusto eco mediatico, ma è senza dubbio molto sconfortante. Secondo i ricercatori norvegesi del Ragnar Frisch Centre for Economic Research, dal 1970 si sta registrando una lenta ma inesorabile diminuzione del quoziente intellettivo umano.

A supporto di questa conclusione troviamo i dati di 730mila test eseguiti nell’arco di tempo intercorrente tra il 1970 e il 2009: la fonte da cui sono stati recuperati questi dati, è rappresentata dagli esami a cui sono stati sottoposti i ragazzi norvegesi valutati per il servizio militare obbligatorio. Tra il 1970 e il 2009 si ha così avuto modo di valutare il QI di ben tre generazioni di uomini nati tra il 1962 e il 1991. I dati conseguiti hanno letteralmente sbalordito gli scienziati: si è infatti scoperto che il quoziente è diminuito in media di 7 punti per generazione.

Si ribalta quindi il trend che risultava essere in atto all’inizio del XX secolo, quando il valore medio globale dell’intelligenza registrava invece un incremento medio di 3 punti per ogni singolo decennio. Questo processo scoperto negli anni ’80 prese il nome di Effetto Flynn, in onore del suo scopritore, il dottor James R. Flynn.

Alla luce di questi risultati, cosa dobbiamo dunque ipotizzare? I dati ci fanno intendere che il picco massimo di QI sia stato raggiunto intorno agli anni ’70 del XX secolo, e da quel momento abbia poi incominciato a decrescere. Se dovessimo rappresentare il fenomeno sugli assi cartesiani, dovremmo quindi disegnare una campana con il vertice collocato in prossimità degli anni ’70 dello scorso secolo.

I ricercatori al momento non hanno una spiegazione che possa giustificare l’andamento negativo. La comunità scientifica è comunque propensa ad ipotizzare che l’involuzione possa essere stata causata dal minor spazio dedicato alla lettura, a tutto favore di attività ludiche come ad esempio i videogiochi. Quali soluzioni sarebbe quindi opportuno intraprendere? La risposta non è facile, ma senza dubbio sarebbe doveroso inibire l’utilizzo di tablet e smartphone ai bambini di età inferiore ai due anni.

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