Il peperoncino aiuta a bloccare le metastasi tumorali

La stessa sostanza che dona piccantezza ai peperoncini, si sarebbe dimostrata utile nel rallentare la diffusione delle cellule tumorali. A confermarlo troviamo uno studio della Marshall University Joan C. Edwards School of Medicine.

Il peperoncino aiuta a bloccare le metastasi tumorali

Secondo uno studio americano condotto dalla Marshall University Joan C. Edwards School of Medicine della West Virginia, il peperoncino avrebbe dimostrato di poter limitare la diffusione delle metastasi.

Stando a quanto si può apprendere dalle risultanze di questo studio, esposte in Florida al congresso annuale dell’American Society for Investigative Pathology nell’ambito di Experimental Biology 2019, le doti anti-tumorali dei peperoncini sarebbero da ascrivere alla capsaicina, la stessa sostanza responsabile della piccantezza di questo alimento usato a tavola come condimento.

Questo alcaloide è conosciuto per la sua funzione analgesica e lenitiva, utile per il trattamento dell’artrite, dei reumatismi e delle nevralgie.

La ricerca condotta nell’ateneo statunitense, ha rilevato l’importanza della capsaicina soprattutto nel caso del tumore al polmone, una delle neoplasie più diffuse a livello globale. Il composto chimico avrebbe ridotto lo sviluppo del primo stadio delle metastasi ad esso associato, che il più delle volte colpiscono ossa, cervello e fegato.

Nei topi usati come cavie, gli studiosi hanno anche riscontrato dei processi cancerosi mediamente più piccoli rispetto a quelli presenti nei roditori che non assumevano capsaicina. Stesso risultato è stato raggiunto sulle linee cellulari umane coltivate in laboratorio. In altre parole il “piccante” del peperoncino avrebbe dimostrato una spiccata azione anti-tumorale, che limiterebbe la proliferazione e la propagazione delle cellule malate.

Jamie Friedman, autrice principale della ricerca, ha quindi concluso che non è da escludere che un giorno la capsaicina possa essere utilizzata in combinazione con i comuni trattamenti chemioterapici. Ad ogni modo l’uso clinico dovrà superare una serie di effetti collaterali: questa sostanza può infatti comportare dei disturbi come l’irritazione gastrica, i crampi allo stomaco, e più in generale dei fastidiosi sensi si bruciore. L’ideale sarebbe dunque quello di riuscire ad isolare la parte piccante, oppure di trovare delle sostanze aventi analoghe capacità anti-tumorali, prive però della componente “pungente”.

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