Il DNA degli squali potrebbe sconfiggere i tumori. Lo studio

Ad arrivare a questa conclusione sono stati i ricercatori della Cornell University, i cui studi hanno dimostrato le caratteristiche sorprendenti del corredo genetico degli squali bianchi, animali di fatto inattaccabili dai tumori

Il DNA degli squali potrebbe sconfiggere i tumori. Lo studio

La medicina è da anni alle prese con la ricerca di una soluzione che possa mettere fine ad uno dei mali più temuti degli ultimi decenni: i tumori; di queste patologie ogni anno nella sola Italia si ammalano circa 370.000 persone. Se oggi la diagnosi equivale sempre meno a una sentenza, la prevenzione continua però a rimanere l’arma più efficace per contrastare l’insorgenza di una qualsiasi forma di neoplasia. Tutto ciò, pur essendo un elemento incoraggiante, non deve in nessun modo far abbassare la guardia. I tumori continuano, infatti, a rimanere delle malattie che se non prese in tempo possono diventare fatali.

Una speranza per la comunità medica, giunge dai risultati di un’interessante ricerca condotta presso la Cornell University.

Lo studio

Michael Stanhope, biologo evoluzionista che presta alla Cornell University, ritiene che la cura per i tumori si trovi nel genoma degli squali bianchi.

Secondo lo studioso, infatti, questa specie è molto antica, risalirebbe addirittura a 400 milioni di anni fa, e avrebbe un genoma di dimensioni ragguardevoli, circa una volta e mezzo quello dell’uomo. Come pubblicato nell’ultimo numero della rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, queste caratteristiche, frutto di una lunga ma costante evoluzione, hanno reso lo squalo bianco inattaccabile dai tumori.

Il loro DNA è sorprendentemente in grado di ripararsi, neutralizzando allo stesso tempo la malattia; inoltre, l’evoluzione avrebbe migliorato anche la capacità di guarire le ferite. In altre parole, a rendere questi animali immuni dal cancro è stato il tempo, oltre all’essere particolarmente resistenti e quindi temuti da tutti gli altri animali.

Compito degli scienziati sarà quindi quello di comprendere le proprietà del Dna di questi predatori, replicandone il funzionamento sull’uomo. A tal fine saranno necessari molti anni di studi, ma la sola scoperta può indubbiamente dare ulteriore impulso alla ricerca, riaccendendo con essa anche la speranza.

 

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