Il Covid colpisce maggiormente gli uomini pelati: lo studio

Dopo aver notato che molti degli uomini ricoverati per Covid-19 erano pelati, i ricercatori hanno studiato il gene legato alla calvizie e alla sensibilità agli ormoni maschili. I risultati della ricerca potrebbero aiutare a studiare una cura.

Il Covid colpisce maggiormente gli uomini pelati: lo studio

I casi più gravi di Covid-19 colpiscono gli uomini calvi 2,5 volte in più rispetto agli uomini con la testa piena di capelli. Questi i risultati di uno studio appena svolto, che ha trovato una correlazione tra la gravità dell’infezione di Coronavirus e le folte chiome, o la loro assenza, negli uomini.

Il particolare studio è iniziato quando i ricercatori si sono resi conto di una incidenza maggiore di uomini calvi tra i pazienti ricoverati in ospedale per Covid. Il team riporta che il 79% degli uomini pelati riportava sintomi gravi, contro la media degli uomini con capelli della stessa fascia di età che è va dal 31 al 53%.

La calvizie, detta anche alopecia androgenetica, è una forma di perdita di capelli determinata geneticamente che affligge il 50% degli uomini che hanno più di 50 anni, e si presenta comunemente con un diradamento all’attaccatura alle tempie e perdita di capelli al centro del cranio. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti maschi dotati di un marcatore biologico collegato alla calvizie sono risultati essere più suscettibili a forme più gravi di Coronavirus.

In particolare, spiega lo studio, queste persone sono più sensibili ad ormoni maschili noti come androgeni. La calvizie maschile è regolata da variazioni del gene di ricezione di andogeni, che regola la sensibilità del corpo a questi ormoni maschili che includono testosterone e androstenedione. La risposta del corpo agli androgeni è anche legata ad un enzima noto come TMPRSS, che si pensa abbia un ruolo nelle infezioni da Coronavirus.

Su 65 pazienti coinvolti nello studio, è emerso che le persone con una ripetizione del poliglutamine nel gene di ricezione più corti di 22 nucleotidi (le molecole che compongono il DNA) avevano significative meno probabilità di finire in terapia intensiva rispetto a quelle con ripetizione di 22 o superiore.

I risultati di questa ricerca potrebbero aprire nuove possibilità sulle terapie, e portare addirittura a nuove scoperte relative a possibili cure per il Covid-19, dice il professor Andy Goren, che ha capitanato lo studio. Il Dr Goren ed il suo team stanno esplorando una nuova terapia per i pazienti affetti da Covid che utilizza un antagonista dei recettori di androgeni per regolare l’enzima TMPRSS2 e trattare il Coronavirus.

 

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