Il Coronavirus provoca una psicosi globale e molte meno morti dell’influenza stagionale.

La paura del contagio sta causando danni economici in tutto il mondo ma, secondo i dati ufficiali, i decessi causati dal Coronavirus sono in percentuale nettamente inferiori a quelli causati ogni anno dall'influenza stagionale.

Il Coronavirus provoca una psicosi globale e molte meno morti dell’influenza stagionale.

Il nuovo Coronavirus 2019 n-cov sta gettando il mondo nel panico. Persone messe in quarantena, aerei cancellati e, ovunque nel mondo, si indossano mascherine e si riduce il contatto con persone o cose provenienti dalla Cina. Il fenomeno è preoccupante. Popolazione, governi, aziende devono far fronte ad un male a cui gli esperti non sanno porre rimedio: non il Coronavisus, bensì una psicosi collettiva. Fa molti più danni, infatti, la paura del contagio, del contagio stesso.

I dati non mentono: il Coronavisus fa meno morti di una banale influenza. E sempre i dati palesano che gli effetti della paura stiano causando danni a livello globale.

Causa più morti l’influenza stagionale

L’influenza stagionale causa più morti del nuovo virus, e basta fare un confronto con il caso italiano per rendersene conto. I contagiati dal Coronavirus sono finora 10.000, e i morti 213, secondo i dati OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). I casi dell’influenza che l’anno scorso in Italia, nel periodo che va da ottobre 2018 ad aprile 2019, sono stati classificati come gravi sono stati 809, di cui 198 si sono conclusi con un decesso. Ben 198 morti in sei mesi solo in Italia, su 809 pazienti ricoverati.

Il presidente della Site (Società Italiana di Terapia Antinfettiva), il professore Matteo Bassetti, fa notare: “Stiamo assistendo a numeri limitati, soprattutto se li paragoniamo all’epidemia di un qualsiasi virus influenzale nel nostro paese, oppure se consideriamo l’impatto delle polmoniti che curiamo nei nostri ospedali“.

Il vero pericolo, sempre secondo Bassetti, è la polmonite batterica che causa 11.000 morti all’anno. A livello globale, i dati sull’influenza sono altrettanto preoccupanti. Secondo il Centre for Disease Control and Prevention (CDC), nella stagione influenzale 2018/2019, 42.9 milioni di persone si sono ammalate, 647.000 sono state ospedalizzate, e 61.200 sono morte. I dati si riferiscono alle influenze A e B, le più comuni, che hanno provocato in un anno 61.200 morti in un anno. 

Sempre la Site fa un confronto con il tasso di mortalità del Coronavirus 2019 n-cov, che è poco più del 2%, con altri altrettanto famigerati: per la Sars è stato del 10%, e quello della Mers (Sindrome Respiratoria Mediorientale) è stato del 30%.

I danni causati dalla paura

Anche se il Coronavirus ha un tasso di mortalità basso, paragonato ad altre malattie sta creando danni in tutto al mondo, in particolare alla Cina. Il paese ha perso un punto di PIL, i titoli cinesi sono crollati, l’intera città di Wuhan è stata isolata, gli spostamenti aerei sono stati ridotti con danni per compagnie aeree di tutto il mondo. Si registra una flessione anche del commercio dei beni in entrata e in uscita, con perdite per i produttori cinesi e stranieri.

Le persone di origine cinese soffrono degli effetti della paura da contagio anche fuori dalla Cina; le loro attività vengono boicottate, loro stessi vengono isolati. Il caso più emblematico in Italia è stato quello del Conservatorio di Santa Cecilia, che ha sospeso le lezioni a tutti gli studenti di origine asiatica, anche a quelli nati in Italia. Gli effetti non colpiscono solo loro: diverse aziende a livello mondiale subiscono danni economici, tanto che – per esempio – l’acquisto di prodotti di lusso italiani è stato sospeso a causa del blocco aereo. 

L’allarmismo è esagerato ma, allo stesso tempo, il virus non va sottovalutato, come dichiara Susanna Esposito, presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid), perchè non si può sapere come il virus muterà e la risposta immunitaria che ne deriva.

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