I vaccini Pfizer e AstraZeneca sono altamente efficaci contro la variante indiana

Ad annunciarlo è uno studio britannico condotto dalla Public Health England, arrivato a concludere che due dosi di vaccino Pfizer-BioNTech o AstraZeneca sono “altamente efficaci” contro la mutazione del Covid-19 scoperta ad aprile in India.

I vaccini Pfizer e AstraZeneca sono altamente efficaci contro la variante indiana

I vaccini Pfizer-BioNTech e AstraZeneca sono “altamente efficaci” contro la variante indiana del Covid-19. A documentarlo sono stati i ricercatori inglesi della Public Health England tenendo conto dei dati sulle vaccinazioni eseguite fino al 16 maggio 2021. 

Come riportato dalla BBC, le autorità sanitarie inglesi hanno fatto presente che con la seconda dose dei due vaccini, il livello di protezione offerto contro i sintomi della variante indiana è pressoché identico a quello evidenziato per la variante inglese

Ciononostante, è doveroso sottolineare che tre settimane dopo la prima somministrazione di entrambi i preparati, il livello di efficacia non supera il 33%. Detto in altre parole, solo a seguito della seconda dose ci si si può aspettare un alto livello di protezione contro due delle più temute mutazioni del virus responsabile della pandemia.

A distanza di 14 giorni dal secondo richiamo, il vaccino Pfizer si è rivelato efficace all’88% contro la variante indiana, a fronte del 93% rilevato per il ceppo inglese. Per quanto riguarda invece AstraZeneca, le percentuali si sono attestate rispettivamente al 60% e 66%. Per gli autori dello studio, le percentuali inferiori del preparato anglo-svedese sarebbero da ricondurre al ritardo con il quale sono iniziate le inoculazioni. Bisogna infatti tener conto che rispetto al vaccino realizzato congiuntamente da Pfizer e BioNTech, il via libera dell’Ema a AstraZeneca è arrivato circa un mese dopo. Non da ultimo bisogna mettere sul piatto le diverse tempistiche delle somministrazioni: il secondo richiamo di AstraZeneca è previsto a distanza di 12 settimane dalla prima inoculazione, un periodo quattro volte più lungo rispetto a quello di Pfizer. In ragione  di queste premesse, è logico aspettarsi che le differenze tra i due vaccini sarebbero più contenute rispetto a quello che i numeri lasciano invece presagire. 

I ricercatori che hanno esaminato i due preparati, hanno quindi concluso che la protezione contro la variante inglese sarebbe leggermente superiore rispetto a quella indiana, definita dall’OMS altamente contagiosa. Alla luce di questi risultati, gli scienziati si aspettano di poter presto attendersi “livelli più alti di protezione contro i ricoveri e i decessi”, ma a patto di velocizzare la somministrazione della seconda dose tra le persone fragili che vivono nelle regioni dove è stata riscontrata un’apprezzabile circolazione della variante indiana.

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