Il sale è un ingrediente da consumare con moderazione, l’Organizzazione mondiale della sanità indica che in un giorno non andrebbero superati i 5 grammi, infatti assumendone più del dovuto c’è il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari e di ictus, da sempre poi si sa che, il sale, è pericoloso per chi ha tendenza alla pressione alta.
Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori coordinati da Guido Valesini, reumatologo dell’Università La Sapienza e direttore della Uoc di Reumatologia del Policlinico Umberto I di Roma, pubblicato anche su Plos One, a tutti questi problemi che possono essere causati dal sale, aggiunge che le persone che soffrono di malattie autoimmuni, secondo la ricerca, se eccedono nell’impiego di sale nella loro abituale dieta alimentare rischiano di far innalzare i livelli di infiammazione nelle cellule del sistema immunitario, già in un delicato equilibrio, nei soggetti che soffrono di artrite reumatoide e lupus eritematoso sistemico.
Sono queste patologie frequenti con impatti devastanti sulla vita delle persone, perché richiedono terapie pesanti a base di antinfiammatori e immunosoppressori.
Il gruppo di Valesini ha provato a modificare la dieta per verificare le eventuali ricadute positive su artrite reumatoide e lupus e poter fornire una difesa contro le patologie autoimmuni, per chi è in terapia o per chi si trova in fase di prevenzione per familiarità. Gli scienziati hanno tenuto sotto controllo cosa succedeva ai linfociti, cellule del sistema immunitario, nei pazienti con queste patologie se sottoposti a un regime iposodico per venti giorni e successivamente normosodico per altri quindici giorni.
I ricercatori hanno potuto osservare che i regimi dietetici a basso contenuto di sodio hanno fatto aumentare il numero di linfociti T regolatori, proprio quelli con funzione antinfiammatoria, e diminuire i T helper 17, quelli che invece aumentano l’infiammazione. Infatti in superficie i linfociti hanno un recettore che può mutare se interagisce con il sale, inducendo uno squilibrio linfocitario, predisponendo o addirittura aumentando le patologie autoimmunitarie.