L’attitudine alla ribellione nasce anche e soprattutto a causa della lontananza dei genitori. Infatti, la vicinanza di questi ultimi spinge il proprio figlio ad avere un atteggiamento meno aggressivo, quindi un comportamento più equilibrato.
Lo dimostra uno studio statunitense che dimostra come il presidio genitoriale funzioni per davvero: il fatto solo di vedere loro o percepire la presenza spinge i teenager a relazionarsi con gli altri in maniera più saggia, tranquilla e controllata. Questo dipende sia da una cautela razionale (poiché i soggetti hanno paura dei giudizi da parte dei genitori e delle possibili proibizioni/punizioni che potranno ricevere) ma anche da una irrazionale e istintiva, legata proprio alla loro interiorità e all’inconscio.
Quando i ragazzi trascorrono poco tempo con i propri genitori o non li vedono abbastanza, può venir meno il “Super-io”, ciò che secondo Freud coincide con il sensore interno che giudica ciò che il soggetto vuole e fa ed è caratterizzato proprio da una serie di divieti e comandi che condizionano i comportamenti umani, a partire già dall’infanzia (possiamo paragonarlo ad una sorta di coscienza morale).
E’ risaputo che la ribellione nei ragazzi si sviluppa poiché questi hanno continuamente bisogno di affermare la propria individualità e di separarsi dagli adulti. Gli studiosi della University of Southern California, invece, non considerano il distacco dal genitore in maniera positiva: c’è bisogno sì di lasciar allontanare il ragazzo ma non eccessivamente.
La ricerca utilizzata la risonanza magnetica a imaging proprio per indagare le varie “deformazioni” cerebrali causate da una serie di cambiamenti legati all’ambiente e prende come oggetto di studio ragazzi dai 16 ai 18 anni.
I ragazzi vengono sottoposti alla visione di un video, in un primo momento, che mostra i genitori e poi un altro che mostra le immagini di alcuni loro coetanei. Il loro cervello scansionato mostra due differenti reazioni: nel primo caso c’è un aumento di attività del cervello legata alla zona della saggezza e della consapevolezza che si oppone alla reazione che avviene alla vista dei loro pari.
Emerge come “La regione chiave dell’esperimento è il precuneo, regione del lobulo parietale superiore coinvolto nella riflessione su sé stessi e in alcuni aspetti della coscienza. L’esperimento ha dimostrato anche il legame inverso, ovvero i ragazzi naturalmente più propensi verso comportamenti rischiosi tendono a essere più vicini ai coetanei e spesso frequentano e vedono poco il mondo adulto” e, inoltre, “Resta il fatto che il buon senso porta a pensare che anche una vicinanza eccessiva ai grandi, rischiando di sfociare in repressione ed eccesso di controllo, possa tradursi in uno spirito di ribellione. A prescindere dal precuneo.”