Francenstein: in Francia rianimati cadaveri per ricerche scientifiche

In Francia i chirurghi si preparano ad operare in maniera del tutto inusuale, quantomeno per la maggior parte di coloro che sono digiuni di pratiche di training ospedaliero. Il metodo si chiama Simlife: ecco come funziona.

Francenstein: in Francia rianimati cadaveri per ricerche scientifiche

In Francia i chirurghi si preparano agli interventi in un modo decisamente singolare, quantomeno per chi non è avvezzo alle pratiche di training a cui vengono sottoposti gli studenti delle facoltà di Medicina d’oltralpe: il metodo si chiama Simlife, e consiste nel “rianimare” dei cadaveri per simulare al meglio le operazioni sotto i ferri.

Si tratta di una pratica quantomeno curiosa, ma che ha portato a risultati straordinari in materia di verosimiglianza tra i pazienti vivi ed i “fantocci da allenamento“. Sostanzialmente consiste nell’irrorare sangue artificiale nei corpi senza vita ristabilendone artificialmente i processi circolatori e respiratori.

In questo modo, un corpo morto diventa in tutto e per tutto simile ad uno vivo. Ideato dalla facoltà di Medicina di Pioitiers, il metodo Simlife (così battezzato dal suo stesso sviluppatore, il professor Cyrul Brèque, noto esperto di biomeccanica) ha già raccolto applausi e consensi in patria.

I cadaveri utilizzati per il procedimento vengono ottenuti mediante le “donazioni di corpi” fatte alla scienza, in modo da poter garantire l’avanzamento del progresso in ambito medico. Rianimando questi ultimi, i giovani chirurghi in erba possono avere una simulazione straordinariamente reale di ciò che può accadere in sala operatoria.

Ma quando i medici sbagliano, non c’è nessun rischio per la salute del paziente, in quanto quest’ultimo è già di fatto deceduto. Si tratta insomma di un metodo piuttosto macabro, che visto il territorio d’applicazione potremmo chiamare “Francenstein” (evidente tributo alla celeberrima creatura immaginaria di Mary Shelley).

Tuttavia i suoi benefici per lo sviluppo delle capacità manuali dei chirurghi sono innegabili, tant’è che il giovanissimo metodo Simlife sembra già pronto a “fare scuola” ed essere esportato anche all’estero. Affinché arrivi in Italia tuttavia, è necessario cambiare qualcosa a livello legislativo: le attuali leggi del nostro Paese non consentono infatti l’utilizzo di cadaveri umani per lo studio scientifico.

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