Eventi culturali e arti visive per combattere le malattie mentali

Gli eventi culturali, le visite ai musiei e le arti visive in generale potrebbero essere delle ottime terapie per combattere e prevenire le malattie mentali.

Eventi culturali e arti visive per combattere le malattie mentali

Alcuni studi stanno confermando come le arti visive e gli eventi culturali in generale possono contribuire al corretto funzionamento del cervello e apportare benefici neuronali sia per prevenire malattie mentali sia per far rispondere determinate aree del cervello in presenza di danni neurocerebrali.

Secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry, partecipare ad eventi culturali, visitare musei, mostre e gallerie d’arte possono ridurre il rischio di malattie mentali e potenziare la memoria.
Lo studio è stato effettuato a Londra, su un campione di quattromila persone aventi un’età media di 64 anni, per un periodo di 10 anni. E’ emerso così che, partecipare ad attività culturali qualche volta all’anno riduce il rischio di demenza.

La ricerca ha tenuto conto anche della diversità socioeconomica delle persone prese in esame, in quanto le persone reddito più alto potrebbero avere anche altri fattori che influiscono positivamente sulla salute mentale. Successivamente, anche escludendo il fattore reddituale, è stato confermato l’esito positivo della ricerca.
I primi effetti della partecipazione ad eventi culturali sono il combattere la sedentarietà e la solitudine, poichè in genere ci si va in compagnia di parenti e/o amici.

La riserva cerebrale

Ognuno di noi ha una cosidetta riserva cerebrale che si deteriora con l’invecchiamento e a causa di malattie neurodegenerative, in particolare il morbo di Alzheimer. Quando il cervello riceve stimoli, mantiene in allenamento i neuroni combattendo l’invecchiamento cellulare e strutturale, che causano danni cerebrali.

Durante lo studio si è notata una netta distinzione tra pazienti che mantenevano intatte le attività mentali e quelli in cui erano deteriorate. Si sono avuti poi due modelli, coloro con riserva cerebrale, dichiarati “passivi”, avevano una struttura cerebrale capace di resistere alla degenerazione neuro-cellulare; il secondo modello, denominato “attivo”, aveva una rete neuronale flessibile e plastica capace di compensare le attività compromesse del cervello.

Tramite altri studi è stato possibile osservare la capacità del cervello di generare nuovi neuroni in ben due zone del cervello: zona sottoventricolare del ventricolo laterale e giro dentato dell’ippocampo, responsabile della creazione e consolidamento delle attività mnemoniche. Si sa per certo che roditori e uccelli hanno un cervello capace di generare neuroni mentre si è ancora in dubbio sul fatto se sia possibile per l’uomo.

Nell’uomo è stato osservato, infatti, che nel giro dentanto dell’ippocampo i nuovi neuroni si generano a partire da cellule staminali quiescenti grazie a stimoli interni ed esterni e, successivamente, si vanno a differenziare ed integrare nei circuiti di neuroni già esistenti, attivandosi nei processi mnemonici dell’ippocampo già esistenti.

Ci sono ancora pochissimi studi effettuati su pazienti effetti da Alzheimer sottoposti a terapie con arti visive, ma una ricerca è riuscita a dimostrare come la valutazione di opere d’arte, a distanza di una settimana, sia la stessa in questi pazienti, poichè è stato riscontrato un giudizio estetico stabile, a prescindere dalla memoria. Nel 2012, uno studio ha dimostrato che la memoria migliora di molto se un’opera d’arte è guardata con la spiegazione di un esperto d’arte che la descrive e spiega.

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