Una nuova delibera emanata dal Tar del Veneto ha annullato il limite di età di 43 anni per utilizzare la fecondazione assistita eterologa nelle strutture pubbliche così come avviene per l’omologa che è permessa fino ad un’ età superiore e “potenzialmente fertile”. A dare la notizia è Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.
La vicenda ha avuto inizio da una coppia veneta sterile che era in attesa di accedere alla eterologa e aveva ricevuto un diniego alla tecnica perché la regione Veneto aveva imposto un limite di età nella delibera regionale. La donna in questione aveva compiuto da poco 43 anni e così la coppia ha fatto ricorso e si è rivolta all’Associazione Luca Coscioni.
La segretaria dell’associazione Filomena Gallo, insieme con Nicolò Paoletti e Claudia Sartori, hanno immediatamente presentato ricorso per protestare contro questa delibera ingiusta. La risposta dei giudici amministrativi è stata a loro favore e hanno deciso di abolire nella delibera la parte che riguarda il limite di età di 43 anni per accedere al servizio nelle strutture pubbliche.
L’avvocato Filomena Gallo ha spiegato come sia stato possibile da parte della regione Veneto decidere un limite del genere: “È stata la politica che nella conferenza delle Regioni, nel dare un indirizzo per l’eterologa, ha introdotto il limite immotivato dei 43 anni per per la donna”. L’avvocato Filomena Gallo ha anche auspicato che adesso anche le altre regioni facciano altrettanto, e che consentano alle donne di accedere oltre questo limite alle strutture pubbliche.
E l’avvocato ha aggiunto in proposito: “Da un lato si fa finta di favorire l’applicazione dell’eterologa e dall’altro si introducono nuovi limiti non previsti dalla legge 40 che parla di età potenzialmente fertile. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di eterologa, le coppie italiane hanno iniziato a combattere per l’ affermazione di un diritto riconosciuto dai giudici delle leggi ma ostacolato dalla politica”.
Secondo la donna, la politica determina le norme regionali ma invece, ribadisce, è giunto il momento in cui la classe politica, inadeguata su questi temi, dovrebbe riconoscere le vere libertà che corrispondono ai diritti e non approvare leggi che costringono i cittadini a far ricorso ai tribunali per ottenerli.