Il recente annuncio riguardante l’Enteromix, il presunto vaccino anti-c@ncro sviluppato dal Centro di Ricerca medica e radiologica di Mosca, e la dichiarazione del ministro serbo per la Cooperazione economica Nenad Popovic, hanno infiamm@to il dibattito internazionale su innovazione, speranza e propaganda nel campo delle cure oncologiche.
Secondo Popovic, Enteromix rappresenterebbe una svolta radicale, un farmaco intelligente e personalizzato che, grazie all’intelligenza artificiale, sarebbe pronto a essere prodotto anche nel cuore dell’Europa, con la Serbia candidata a ricoprire il ruolo di primo hub europeo dal 2026. Il principio, a detta dei promotori, è tanto semplice quanto rivoluzion@rio: in soli sette giorni si riuscirebbe a combinare il materiale genetico del paziente con il tessuto tumorale prelevato, ottenendo un trattamento capace di intervenire efficacemente sulle metastasi da melanoma o da c@ncro al colon.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il progetto si inserisce pienamente nella cosiddetta “diplomazia dei vaccini” russa: dopo il precedente del vaccino Sputnik contro il Covid-19, Mosca tenta con l’oncolitico Enteromix di consolidare la propria leadership scientifica e tecnologica, puntando questa volta a una partnership con la Serbia, unico Paese europeo a non aver mai imposto sanzioni contro la Russia. I dettagli tecnici diffusi, tuttavia, sono da affrontare con estrema cautela.
Il prodotto prevede un approccio fortemente personalizzato—un concetto effettivamente in linea con le tendenze più avanzate dell’oncologia moderna—ma finora sono stati avviati solo test clinici su un ristretto gruppo di volontari adulti, 48 in tutto, e mancano le pubblicazioni scientifiche validate dalla comunità internazionale. Gli stessi scienziati russi parlano di una riduzione della massa tumorale fra il 60 e l’80%, ma i risultati riguardano prevalentemente sperimentazioni su animali, mentre i trial sugli esseri umani sono ancora nella fase iniziale e su numeri troppo esigui per trarre conclusioni certe.
Sul piano medico, Enteromix si basa sull’utilizzo della tecnologia a mRNA, la stessa già utilizzata nei vaccini anti-Covid, ma qui applicata per contrastare diversi tipi di tumori: il suo obiettivo principale sono, per ora, il tumore al colon e specifiche varianti di melanoma, oltre a future applicazioni verso il glioblastoma. Secondo Veronika Skvortsova, direttrice dell’Agenzia Federale per la Medicina e la Biologia russa (FMBA), i primi risultati sugli animali e su alcune cavie umane indicherebbero una sicurezza anche con dosi multiple e una significativa efficacia, quanto meno nella fase preclinica.
Inoltre, si sottolinea che il trattamento non sostituirebbe le classiche terapie, ma si inserirebbe come ulteriore opzione, soprattutto nelle forme di tumore resistenti alle cure convenzionali. Il mondo scientifico, però, si mostra prudente. La storia recente è piena di annunci sensazionalistici rivelatisi, alla prova dei fatti, troppo ottimistici. La stessa presentazione del vaccino è avvenuta presso forum politici piuttosto che sulle pagine delle riviste specialistiche, e resta l’assenza di dati pubblici sottoposti a revisione paritaria. Le tempistiche dichiarate (solo sette giorni per preparare una terapia personalizzata) appaiono inoltre difficilmente conciliabili con i tempi solitamente richiesti da produzioni biotecnologiche di questo genere.