Zion aveva un sogno nel cassetto ed ha sempre creduto che un giorno l’avrebbe realizzato. Era uno di quei sogni che a prima vista sembrano impossibile ma che attraverso gli occhi innocenti di un bambino diventano semplici e costituiscono anzi il motivo per andare avanti, nonostante tutto.
E Zion di motivi per arrendersi ne avrebbe avuti parecchi. La sua vita è stata fin da subito molto difficile e ben presto ha compreso che la sua casa non sarebbe stata quella in cui vivevano i suoi genitori ma il Children’s Hospital di Philadelphia, dove però ha trovato una seconda famiglia che lo ha amato fin dal primo momento.
Zion, purtroppo, all’età di due anni ha sviluppato un’infezione a causa della quale ha perso le mani ed i piedi. Poco dopo, come se non bastasse, Zion ha dovuto subire un trapianto di rene, che gli è stato donato da sua madre Pattie Ray.
Pian piano Zion imparò a camminare e correre con le protesi ma c’era qualcosa che lo rendeva un po’ diverso dagli altri bambini, se non altro perché non poteva fare quello che facevano loro e soprattutto non poteva giocare a baseball, il suo più grande sogno.
Ad un certo punto, però, l’equipe medica del Children’s Hospital di Philadelphia ha deciso di sottoporre il piccolo Zion, all’età di 8 anni, ad un doppio trapianto di mani. Il decorso post operatorio non è stato dei più semplici e Zion ha rischiato per ben 8 volte il rigetto delle mani ma grazie agli immunosoppressori è stato scongiurato il peggio.
Oggi Zion è in grado di mangiare, vestirsi ed afferrare gli oggetti senza essere aiutato da nessuno e sta imparando velocemente anche a scrivere e la prima cosa che vuole fare è scrivere una lettera ai genitori che gli hanno donato le mani del proprio figlio defunto.
“Vorrei ringraziarli per quello che hanno fatto perché non erano obbligati a farlo” racconta Zion durante un’intervista e poi aggiunge “non mi sono mai sentito un bambino diverso, i miei amici sono sempre gli stessi, semplicemente prima non avevo le mani…ora ne ho due”.
Quella di Zion è una storia di speranza, di un successo medico, di un sogno che si realizza e di un’inno alla vita che non mette in ombra però il grande gesto fatto dai genitori del piccolo donatore, che adesso potranno stringere la mano a Zion e ricordare lo stesso calore di quella del proprio bambino.