Nuovi dati relativi alle abitudini alimentari degli italiani sono emersi dallo studio promosso da TreValli, cooperativa lattiero-casearia, e condotto da GfK Eurisco: gli italiano stanno riducendo sempre di più il consumo di carne, ma in particolare stanno prendendo sempre più piede i modelli di alimentazione vegetariano e vegano nel nostro Paese. E’ stato infatti rilevato che il 62% delle persone coinvolte nello studio si attengano alla tradizionale “dieta mediterranea“, ma questa non è di per sé una novità poi clamorosa.
Molto più interessante invece è stato scoprire come la presenza della carne, che rappresentava circa un terzo dei costi legati alla spesa si sia ridotta fino a rappresentare circa “un quinto dello scontrino“. In calo anche l’acquisto di pane e di bevande, mentre c’è stato un vero e proprio boom di frutta e verdura. Dal 1995 ad oggi inoltre, è aumentato il consumo del cosiddetto “slow food“, e molti più intervistati si sono detti attenti alla propria alimentazione, rispetto alle risposte fornite dai cittadini vent’anni fa.
Nel corso dello studio è poi emerso che nel corso degli ultimi 6 anni, circa 2 milioni di italiani hanno ridotto il consumo di carne, ed addirittura il 3% delle persone intervistate tra i 18 ed i 64 anni di età ha dichiarato di ispirarsi ai principi della dieta vegana (corrispondente a quasi un milione e mezzo di cittadini). L’indagine, presentata a Milano nella giornata di ieri, ha inoltre fatto emergere che il 6% degli italiani è di fatto vegetariana (che porta al 9% del totale la popolazione “vegetariana o vegana” nel nostro Paese, quasi una persona su dieci).
I nostri connazionali spendono più di quanto facessero vent’anni fa per frutta e verdura (18,4% del budget totale della spesa attuale, contro il precedente 12,7%), e tendono a mangiare meno a pranzo (solo il 48% degli intervistati ha ammesso di considerare il pranzo come un pasto completo, contro il 68% di coloro che lo ritenevano tale nel 1995) ed a cena (25% di pasti completi attuali contro i precedenti 41%); aumentata invece la quota di coloro che consumano in maniera abituale spuntini fuori pasto (36%), attenendosi alle massime della dieta del “mangiare meno, ma più volte al giorno”.