Diagnosi più semplici per i tumori all’utero grazie ai linfonodi sentinella

La metodica dei linfonodi sentinella è stata già introdotta al San Gerardo di Monza circa dieci anni fa. Il nuovo metodo permette anche interventi meno invasivi e prognosi più accurate per prevenire i tumori all'utero

Diagnosi più semplici per i tumori all’utero grazie ai linfonodi sentinella

La nuova metodica del “linfonodo sentinella”, identificabile tramite una sostanza fluorescente verde, permetterà di eseguire interventi meno invasivi e senza troppe complicazioni durante l’asportazione totale dei linfonodi. Ad utilizzare queste nuove metodiche già da qualche anno è il San Gerardo di Monza, che è impegnato in attività di formazione per propagare le competenze anche nel resto del paese.

A spiegarlo è Rodolfo Milani, Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica del San Gerardo di Monza e docente Università di Milano-Bicocca, e Alessandro Buda, responsabile della chirurgia ginecologica oncologica, che hanno organizzato da poco un convegno con Nadeem Abu-Rustum del Memorial Sloan Kettering di New York, uno tra i maggiori esponenti di questa tecnica.  

La tecnica del linfonodo sentinella, utilizzata anche per la mammella e per il melanoma, è valida anche per i tumori della cervice uterina e dell’endometrio, due tumori di cui sono affette oggi 12mila italiane. In pratica, i linfonodi sentinella sono i primi a ricevere il flusso linfatico dall’organo dove ha sede il tumore e risultano individuabili con una percentuale dell’80-90% nell’area pelvica e vicino l’aorta. Se nel linfonodo non c’è il tumore i linfonodi regionali risultano con valore negativo del 100%, ed evita l’asportazione di tutti i linfonodi per l’esame istologico. 

Il dottor Milani e il dottor Alessandro Buda hanno già eseguito la tecnica su 160 pazienti con tumore allo stadio iniziale. Uno o due linfonodi sentinella, per un totale di quattro al massimo, saranno asportati con la laparoscopia, un intervento che riduce al minimo l’invasione e dà la possibilità di eseguire un esame più elaborato. E Milani aggiunge: “Così ci si spiega perché alcune pazienti senza metastasi linfonodale hanno una prognosi identica alle donne con metastasi, è a causa della presenza di micrometastasi non individuate con l’analisi istologica tradizionale”. 

Per identificare il linfonodo sentinella si utilizzano un radiofarmaco e un colorante blu, sostanze non radioattive preparate con procedure più snelle che diminuiscono i tempi di esecuzione. 

Il tumore all’utero ogni anno presenta 25,4 nuovi casi  ogni 100mila donne, e quello dell’endometrio è il primo tumore maligno che disturba l’apparato genitale femminile. Per prevederlo non ci sono screening e si riscontra tramite sintomi come un sanguinamento anomalo. Questo tumore causa ogni anno 74mila decessi. 

Il tumore del collo dell’utero è invece il terzo tumore maligno del sistema riproduttivo, che presenta ogni anno 1580 nuovi casi, e due decessi ogni 100mila donne. 

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