Diagnosi differenziale e terapia per colite pseudomembranosa

Il batterio Clostridium difficile è la causa della colite pseudomembranosa. La patologia colpisce in seguito ad un utilizzo prolungato di antibiotici. Ecco come fare la diagnosi e verificare i sintomi.

Diagnosi differenziale e terapia per colite pseudomembranosa

La Colite pseudomembranosa è conosciuta anche come colite da antibiotici e può essere provocata dal batterio Clostridium difficile, un gram-positivo, e può essere associata all’uso degli antibiotici. Questo particolare batterio è un componente abituale della flora saprofita intestinale, che può essere isolato per una percentuale di 80% delle feci di bambini e neonati e di appena il 3% delle feci di adulti sani.

Qual’è il collegamento tra C. difficile e antibiotici? Gli antibiotici, in questo caso soprattutto la clindamicina e le penicilline, se assunti per lunghi periodi, possono alterare l’equilibrio della flora batterica intestinale e far crescere massicciamente il C. difficile. A causare la diarrea e la colite sono le tossine prodotte dai ceppi patogeni di C. difficile.

Come avviene la diagnosi di questa patologia? Nel caso ci sia un precedente utilizzo di antibiotico la diagnosi diventa sospetta ma come esame si utilizza maggiormente la sigmoidoscopia flessibile. Per una corretta diagnosi è anche possibile eseguire una rx diretta dell’addome che può mettere in evidenza un edema della mucosa e un abnorme disposizione australe, e va bene anche l’esame delle feci. Ma con quali sintomi si manifesta la colite pseudomembranosa? I sintomi più evidenti sono diarrea, feci molli, diarrea ematica, dolore addominale, febbre, ma anche leucocitosi ed enteropatia.

Questi sintomi sono allarmanti e possono far sospettare la colite da antibiotici se i pazienti li manifestano fino a 6 settimane dopo il trattamento farmacologico. La terapia migliore da adottare da subito è la sospensione dei farmaci, che elimina il disturbo nel giro di qualche giorno. Poi bisogna procedere con l’assunzione di probiotici per ristabilire la flora intestinale. Nei pazienti che manifestano sintomi più gravi potrebbe rendersi necessaria una terapia antibiotica da effettuare in contemporanea con lattobacilli o con l’istillazione rettale di batterioidi.

Le soluzioni prospettate vanno dunque a ripristinare la flora batterica intestinale eliminando i sintomi e permettendo al paziente di riprendere le regolari funzioni dell’organismo. 

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