Covid, tre fattori spiegano l’accanimento della malattia contro alcuni Paesi

Pur diffusa su scala mondiale, la pandemia non ha colpito ovunque allo stesso modo. Da Paese a Paese, il differente tasso di mortalità è dipeso da tre fattori determinanti.

Covid, tre fattori spiegano l’accanimento della malattia contro alcuni Paesi

Con lo scoppio della pandemia, tra le stesse realtà colpite sono state identificate marcate differenze in termini di decessi. Anche all’interno dei Paesi più avanzati, i dati diametralmente opposti di Nuova Zelanda (in media 1 decesso per 100mila abitanti) e Belgio (171 per 100mila abitanti) lascia intendere che più di un fattore deve aver pesato sul bilancio dei morti.

A tal proposito, per dare una spiegazione al fenomeno, di grande utilità è lo studio eseguito da Carlo Cottarelli e Federica Paudice. Come da loro evidenziato analizzando l’andamento della pandemia, tre elementi hanno concorso a determinare un diverso grado di severità della pandemia da Covid-19.

Il primo è senza dubbio la composizione demografica. Una popolazione più anziana è nettamente più vulnerabile al cospetto del virus. Non a caso in Italia il 95% dei decessi per Covid ha interessato gli over 60. Anche un rapporto della World Bank arriva alla conclusione che nei Paesi ad alto reddito, il tasso di mortalità nella fascia di età 70-79 anni è 12,6 volte maggiore rispetto alla fascia 50-59. Spostando l’attenzione sui Paesi meno abbienti, il rapporto scende invece a 3,6.

La seconda concausa è rappresentata dall’inquinamento. Dove il livello di polveri sottili è più alto, il numero dei decessi aumenta. Come documentato, in queste circostanze il decorso della malattia si aggrava come conseguenza dello stress ossidativo che comporta una maggior produzione di radicali liberi che danneggiano i tessuti. Non da ultimo, la conseguente risposta immunitaria, innesca processi infiammatori che indeboliscono la salute dei soggetti infettati.

Il terzo fattore riguarda l’ordine cronologico con cui i vari Paesi vengono infettati. I più lungimiranti, osservando le dinamiche dei Paesi che sono già stati colpiti, hanno potuto correre ai ripari, attuando le dovute contromosse a livello medico-sanitario. Sul punto c’è poi da aggiungere che anche nei Paesi dove la spesa sanitaria è più alta, non necessariamente si è contenuto più efficacemente l’avanzare del virus.

A differenza dei Paesi meno sviluppati che continuano a considerare le malattie infettive una priorità, negli ultimi decenni quelli a più alto reddito si erano concentrati alla lotta di malattie più comuni come diabete, tumori e disturbi cardiocircolatori, trovandosi così spiazzati di fronte alla devastante onda d’urto della pandemia.

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