Covid-19, plasma iperimmune e terapia con anticorpi

Roberto Burioni definisce la terapia del plasma iperimmune, utilizzata negli ospedali di Mantova e Pavia, l'ennesima cura magica, ma ammette che non è una bufala, può essere la base per un vaccino. Il prof. Giuseppe De Donno è scettico.

Covid-19, plasma iperimmune e terapia con anticorpi

L’emergenza Covid-19, tra gli altri disagi, ci ha fatto assistere alle liti da cortile in campo medico. Dopo lo scontro Nord- Sud tra l’infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano, prof. Massimo Galli, e il Dottor Paolo Ascierto, oncologo dell’Istituto Pascale di Napoli, in merito alla paternità dell’utilizzo di una terapia antinfiammatoria, ora è toccato al vip dei camici bianchi Roberto Burioni – da anni impegnato nella  ricerca immunologica presso l’Ospedale S. Raffaele di Milano – incrociare i ferri (chirurgici) con il prof. Giuseppe De Donno, Direttore di terapia intensiva respiratoria dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova.

Il motivo del contendere è la cosiddetta terapia del plasma iperimmune, sperimentata anche dal Policlinico S.Matteo di Pavia: secondi i medici sta dando risultati sorprendenti, ancora da certificare con la pubblicazione dei risultati e guardata con attenzione dal Ministero della Sanità. La terapia agisce utilizzando le sostanze degli emoderivati nei guariti e gli anticorpi diretti contro il Coronavirus. De Donno ha spiegato, in un’intervista a Radio Rai, che è come se nei pazienti malati venga inoculato un vaccino, che ha fatto il suo effetto dopo 20 giorni, quindi molto più efficace: “In questo momento è l’unico farmaco specifico contro il coronavirus, non ce ne sono altri”.

Il prof Burioni l’ha definita “una delle ultime cure magiche che circolano in rete”, però ammette che il plasma iperimmune non è proprio una bufala, anzi qualcosa di serio ed interessante, se i risultati verranno validati. Ma non è nulla di nuovo, questa terapia venne utilizzata durante l’epidemia di Spagnola. Con un un principio simile a questo, fu curata anche la difterite. Burioni spiega che anche i cinesi hanno utilizzato il plasma con discreti risultati, ma questa terapia ha una prospettiva d’emergenza.

Per il virologo è impensabile utilizzare donazioni di sangue all’infinito, si deve certificare guarigione e presenza di anticorpi che sono comunque presenti in quantità diverse per ogni soggetto ed eventuali altre infezioni. Il pneumologo De Donno, assicura che con le attuali metodiche di purificazione del sangue e degli emoderivati, è possibile operare nella massima sicurezza. Inoltre questo è un modello terapeutico che potrà valere anche per altre patologie virali.

Burioni ritiene che il “plasma dei guariti”,possa essere solo una solida base per una terapia modernissima: un siero sintetico preparato attraverso la ricostruzione dei codici genetici dei convalescenti. garantendo la massima sicurezza in quantità illimitate. Insomma parliamo di farmaci basati su anticorpi monoclonali umani, che casualmente sono il campo di ricerca e business del prof. Burioni. “Produrre il plasma in laboratorio? Io sono un po’ perplesso” – dichiara De Donno – “Il  Covid è un virus che muta molto facilmente”. Secondo il medico la produzione di un vaccino rischia di sintetizzare un farmaco inefficace.

Usare dei donatori porterebbe il vantaggio di modulare la produzione in base alla necessità e non teme la mancanza di volontari. Ad esempio il suo ospedale riceve mediamente 300 richieste giornaliere dai guariti Coronavirus. Quello che sembra temere veramente il dottor De Donno è essere considerato un “mammalucco”, come ha scritto sulla pagina Facebook. Messaggio non troppo sottile, dedicato a chi vorrebbe brevettare un siero, anziché usare una cura low cost.

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