Covid-19, lo studio: si ammala di più chi crede nelle teorie del complotto sulla pandemia

Sono i risultati, comunque tutti da confermare, di una ricerca portata avanti da vari dipartimenti dell'Università VU di Amsterdam (Paesi Bassi). Chi crede nei complotti è portato infatti ad abbassare la guardia e ad avere comportamenti pericolosi per se stesso e per gli altri.

Covid-19, lo studio: si ammala di più chi crede nelle teorie del complotto sulla pandemia

Farà sicuramente discutere un nuovo studio sul Covid-19 portato avanti nei Paesi Bassi, precisamente da alcuni dipartimenti dell’Università V di Amsterdam. Secondo quanto riferito dai ricercatori, chi crede nelle teorie del complotto riguardo alla pandemia ha più probabilità di essere colpito dall’infezione provocata dal coronavirus Sars-CoV-2. Questo perchè il “complottista” tende ad avere comportamenti non corretti, come non indossare la mascherina o ad esempio non rispettare il distanziamento sociale

Sulla Rete circolano una serie di bufale una più strampalata dell’altra. C’è chi pensa che l’emergenza Covid sia stata creata appositamente per instaurare una sorta di “dittatura sanitaria”, c’è invece chi crede che il virus sia stato fatto sfuggire dal laboratorio di virologia di Wuhan per provocare una grave crisi economica. Insomma, teorie senza fondamento ma che fanno presa nelle persone meno informate e in certa parte dell’opinione pubblica. Le conseguenze personali per questi soggetti sono devastanti. 

Minor qualità della vita

La ricerca si è basata su un campione 6.000 cittadini residenti nei Paesi Bassi ed è cominciato ad aprile 2020. A loro è stato chiesto se e quanto credevano che il virus fosse una sorta di invenzione dei cosiddetti “poteri forti” oppure un’arma biologica creata ad arte. Dopo otto mesi sono cominciati ad arrivare i primi risultati.

C’è da dire che gli scienziati si aspettavano quello che sarebbe venuto fuori. Dopo otto mesi quindi tutti loro sono stati ricontattati per sapere se durante il tempo trascorso da aprile si fossero sottoposti a tampone o avessero violato le restrizioni anti pandemia. Dall’incrocio dei dati è venuto fuori che i “complottisti” hanno fatto meno tamponi di tutto e che sono loro proprio i più suscettibili a contrarre l’infezione Covid-19.

E sono sempre loro, i credenti nelle teorie del complotto, ad avere gravissime conseguenze personali, come perdita del posto di lavoro, difficoltà economiche e difficoltà nelle relazioni sociali. Ciò porta costoro inevitabilmente ad un peggioramento della qualità della vita, che si tramuta, de facto, in una maggiore possibilità di contrarre poi malattie.  I dettagli della ricerca “Conspiracy beliefs prospectively predict health behavior and well-being during a pandemic” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Psychological Medicine.  I ricercatori sottolineano comunque che l’indagine ha alcuni limiti poiché non evidenzia il nesso di causalità, e quindi anche altri fattori possono aver contribuito ai risultati finali.

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