Covid-19, l’ipotetica variante Mers potrebbe uccidere un contagiato su 3

A lanciare l’allarme è il Sage, un team di scienziati che supporta il governo inglese nella gestione dell’emergenza sanitaria. Secondo costoro, se in futuro dovesse presentarsi una variante del Covid simile alla Mers, a morire sarebbe un terzo dei contagiati.

Covid-19, l’ipotetica variante Mers potrebbe uccidere un contagiato su 3

Se negli ultimi mesi la variante Delta (ex indiana) ha messo in forte apprensione il mondo intero, nei prossimi mesi non è affatto da escludere l’arrivo di una mutazione ancor più pericolosa, capace di uccidere non meno di un terzo delle persone contagiate.

A descrivere questo scenario apocalittico è stato il Sage (Scientific Advisory Group for Emergencies), la squadra di scienziati di primo piano che aiuta il governo inglese nella gestione della crisi sanitaria. Stando alle loro previsioni, qualora dovesse presentarsi una variante della Sars-CoV-2 con caratteristiche simili alla temibile Mers, la sindrome respiratoria medio-orientale, il tasso di mortalità della supermutazione potrebbe raggiungere anche il 35%.

Il virus Mers, scoperto per la prima volta nel 2012 in Arabia Saudita, ad oggi ha dato origine ad alcuni focolai che hanno colpito 2.500 persone. Se rispetto al Coronavirus il numero delle infezioni può definirsi esiguo, a preoccupare sono però gli 885 morti, un dato che ha reso la Mers estremamente letale anche se difficilmente trasmissibile da persona a persona.

La combinazione di questi due virus potrebbe dunque avere effetti devastanti a livello planetario. Ma a destare preoccupazione potrebbe essere anche un nuovo ceppo risultante dall’unione della variante Beta, resistente al vaccino, e le varianti Alfa o Delta, che di fatto hanno un tasso di trasmissibilità molto più elevato rispetto al Covid originario di Wuhan.

Martin McKee, docente di salute pubblica della London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha precisato che a fronte di questi dati, rimane cruciale l’importanza dei vaccini, che continueranno ad essere efficaci a patto che non compaiano nuove potenti mutazioni caratterizzate da “maggiore morbilità e mortalità”. Da qui è necessario continuare lo sviluppo della prossima generazione di vaccini; al contempo bisognerà prodigarsi per ridurre al minimo il numero delle infezioni, accorgimento indispensabile proprio per scongiurare la nascita di nuove drammatiche varianti.

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