Covid-19: la variante Delta è destinata ad autodistruggersi rapidamente

In Giappone la rapida diminuzione delle infezioni legate alla variante Delta, ha indotto il professore di genetica Ituro Inoue a sostenere che tale mutazione potrebbe presto auto-estinguersi: ecco qual è la sua opinione in merito.

Covid-19: la variante Delta è destinata ad autodistruggersi rapidamente

La temibile variante Delta potrebbe avere vita molto breve. A sostenerlo è Ituro Inoue, professore dell’Istituto Nazionale di Genetica e dell’Università di Niigata in Giappone. Dalle sue osservazioni, durante le numerose replicazioni, l’ex mutazione indiana di Sars-CoV-2 avrebbe accumulato una serie di anomalie genetiche, preludio di una più che probabile auto-distruzione.

Quando il virus si replica, possono infatti sorgere una serie di errori di copiatura che determinano un’involuzione. Detto in altre parole, la variante avrebbe imboccato un vicolo cieco che lo porterebbe ad estinguersi per sua stessa mano. Stando alle analisi condotte, la variante in Giappone avrebbe già accumulato un numero elevato di mutazioni della proteina nsp14, demandata a corregge gli errori del virus.

Siamo rimasti letteralmente scioccati nel vedere i risultati – ha annunciato il professor Inoue al Japan Times. Se inizialmente il numero dei contagiati dalla variante era molto alto, con il tempo si è però osservato un fenomeno inverso. Se è vero che il virus può mutare incrementando la propria trasmissibilità, è anche vero che può imboccare un percorso completamente diverso, che porta alla sua inevitabile distruzione. 

Il caso nipponico sarebbe la prova che conferma i “vicoli ciechi evolutivi”. Per il professore, il virus avrebbe combattuto per limitare al minimo gli errori evolutivi, ma alla fine non sarebbe stato in grado di rimediare agli errori accumulati in fase di replicazione. Le anomalie lo hanno reso un virus “difettoso che avendo sempre più difficoltà a creare delle copie di se stesso, ha sempre meno possibilità di sopravvivere. Da qui si spiega perché il paese sia  passato dai 23mila casi giornalieri di positività dello scorso agosto, agli appena 140 degli ultimi giorni.

Ad ogni modo non tutti sono d’accordo con tale ipotesi, che presupporrebbe un’inusuale quanto simultanea involuzione del virus all’interno di uno stesso paese. Secondo altri esperti che hanno criticato la teoria, l’ipotesi più plausibile è che la campagna di vaccinazione unita alle misure sul distanziamento e all’uso delle mascherine, consuetudine ben radicata all’inteno della società giapponese, abbiano permesso di limitare la diffusione della malattia.

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