Covid-19, i primi vaccini funzionano sugli animali

Come riportato da "Science", è stato sperimentato in Cina un vaccino chiamato "PiCoVaCC", che sembra essere efficace contro il Coronavirus negli animali.

Covid-19, i primi vaccini funzionano sugli animali

Arrivano le prime notizie incoraggianti sul vaccino contro il Coronavirus SARS-CoV-2, anche se la strada per trovare una cura definitiva resta ancora molto lunga. Come riportato da “Science” nell’articolo “Rapid development of inactived vaccine canditate for SARS-CoV-2″, e confermato anche dal virologo Roberto Burioni sul sito “Medical Facts“, i primi vaccini contro il virus funzionano sugli animali.

Come svelato dal Roberto Burioni: “Una delle possibilità è quella di prendere il virus, farlo crescere in laboratorio, purificarlo e poi – utilizzando delle sostanze chimiche o dei procedimenti fisici basati sul calore – inattivarlo in modo che non sia più in grado di replicarsi (quindi del tutto innocuo) ma ancora capace di stimolare correttamente il sistema immunitario”.

La rivista “Science” ha fatto inizialmente crescere il Coronavirus in laboratorio, poi purificato e infine inattivato con una delle metodiche tradizionali. Successivamente è stato provato sui topi e ratti e infine sui macachi. I risultati sono stati incoraggianti, poiché oltre a non mostrare nessun tipo di tossicità, hanno fatto produrre nei maschi una quantità molto alta di anticorpi neutralizzanti.

Infine gli scienziati hanno fatto una delle prove più importanti: infettare sperimentalmente i macachi con il Coronavirus SARS-CoV-2. Risultato: i macachi non vaccinati si sono tutti ammalati, mentre quelli vaccinati sono rimasti sani. Roberto Burioni ha voluto sottolineare che le possibili soluzioni per uscire da questa pandemia non vengono da persone senza scrupoli che aleggiano sui social network, ma solamente dai giornali scientifici come “Science”.

Ma nonostante Burioni sia molto felice per la notizia, invita comunque i lettori a mantenere la calma, dichiarando che è ancora presto per esultare e che le scimmie utilizzate per sperimentare il vaccino sono solo poche decine e che, per quanto questi animali siano simili all’uomo, non sono comunque identici. Il virologo infine aggiunge: “Ma questi sono i dati migliori che potevano arrivare dalla sperimentazione animale di un vaccino che è così pronto per la sperimentazione nell’uomo”.

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