In queste ore è apparso su Repubblica un articolo a firma di Antonio Cassone, microbiologo e membro dell’America Academy of Microbiology. L’esperto ha lanciato un monito molto importante sui vaccini anti Covid, specialmente sui ripetuti richiami che molti Paesi del mondo, inclusa l’Italia, si apprestano a fare nel giro di pochissimo tempo. Da noi si è già arrivati alla terza dose, in Israele addirittura alla quarta. L’agenzia europea del farmaco, l’Ema, la scorsa settimana ha messo in guardia le nazioni dal somministrare i richiami vaccinali a distanza di pochi mesi. Ciò secondo gli esperti potrebbe danneggiare il corretto funzionamento del sistema immunitario.
Il pensiero è lo stesso di Antonio Cassone, il quale ha dichiarato che troppe dosi di vaccino a distanza molto ravvicinata potrebbe causare la cosiddetta “paralisi immunitaria”, ovvero un malfunzionamento del sistema immunitario causato dalla dose di antigene troppo elevata presente nell’organismo. Secondo Cassone somministrare dosi ad intervalli di tempo molto ravvincinata farebbe andare il meccanismo di difesa in “apnea”, con effetti che potrebbero essere a questo punto devastanti per l’individuo.
Problema si pone con le dosi booster
Anche secondo Cassone i vaccini Covid attualmente in circolazione sono sicuri e proteggono dalla malattia grave, il problema sorge però “per le dosi booster che seguono al ciclo primario perché terza, quarta ed eventuali dosi successive non sono state sperimentate adeguatamente per la loro tempistica, cioè a quale distanza di mesi possono essere fatte per assicurare la migliore risposta possibile in termini di anticorpi , cellule effettrici e di memoria”– queste le parole dell’esperto.
Il microbiologo poi ha presentato una serie di dati scientifici che dimostrerebbero come la risposta immunitaria sia stata migliore in quegli individui a cui le prime tre dosi di vaccino anti Covi sono state somministrate a intervalli regolari, con la terza a 6 mesi di distanza dalle altre due al posto che i 3-4 mesi.
Cassone poi ha presentato i dati provenienti da Israele, il Paese che ha appunto cominciato la somministrazione della quarta dose ai cittadini. “In un comunicato stampa dei ricercatori del Beth Institute si dice che la risposta ha deluso alquanto le aspettative, non certo quell’elevazione di 30 volte il titolo anticorpale che la terza dose aveva dato” – così ha affermato l’esperto.