Coronavirus: nel 2015 “Nature” lo identificò come il frutto di un esperimento in laboratorio

Mentre l’emergenza coronavirus avanza, si fanno largo anche le tesi del complotto: oltre alle tante ipotesi dimostratesi prive di fondamento, spicca quella apparsa nel 2015 sull’autorevole “Nature”, che lanciò l’allarme su un inquietante esperimento.

Coronavirus: nel 2015 “Nature” lo identificò come il frutto di un esperimento in laboratorio

Nel pieno dell’emergenza coronavirus, sono in molti a domandarsi quale sia l’origine di questo agente patogeno che uccide quotidianamente decine di persone. Tra le tante versioni strampalate prive di qualsiasi fondamento scientifico, a sollevare un inquietante sospetto ci pensa un articolo del 2015 apparso su Nature.

Stando a quanto aveva documentato l’autorevole rivista scientifica, alcuni anni fa venne condotto un particolare esperimento volto alla creazione di un nuovo virus. A tal fine, le caratteristiche del coronavirus di una particolare specie di pipistrello cinese vennero combinate con le proprietà del virus della Sars iniettato in un topo da laboratorio.

Il risultato che si ottenne fu un nuovo potentissimo virus che sollevò l’indignazione di una gran parte della comunità scientifica, inferocita all’idea di creare degli inediti ma soprattutto inutili rischi “non naturali. Alcuni sostennero però che il lo studio avrebbe potuto aiutare la ricerca in campo medico, ma la maggior parte arrivò a lanciare l’allarme sulle possibili conseguenze legate alla fuga incontrollata di questo agente creato in laboratorio. 

Ma proprio quella definizione di “non naturali” ha tuttora messo in difficoltà non solo le autorità sanitarie, ma anche il mondo politico, intenzionato a saperne di più su di un virus che sta terrorizzando il mondo intero. Come conseguenza di ciò, Tom Cotton, senatore repubblicano dell’Arkansas, ha preteso che il governo statunitense richieda da quello cinese la certificazione della natura di arma non batteriologica del coronavirus.

Tale conclusione sarebbe da ricondurre alla sorprendente coincidenza legata alla presenza a Wuhan, città da cui tutto ha avuto inizio, del celebre laboratorio di massima sicurezza classificato P4, dove, stando ad uno sconvolgente reportage apparso a febbraio 2017 sempre sulla rivista Nature, vengono portati a termine esperimenti in cui figurano gli agenti patogeni più pericolosi al mondo. Ovviamente, le autorità cinesi mantengono il più stretto riserbo, ragion per cui dubbi e sospetti saranno destinati a perdurare anche nelle prossime settimane.

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