Coronavirus: iperemia congiuntivale, sintomo comune a molte malattie

L’infettivologo Massimo Galli, professore all'Università di Milano-Ospedale Sacco in un’intervista rilasciata a corriere.it parla del coronavirus, non sempre i test dicono subito se c'è infezione

Coronavirus: iperemia congiuntivale, sintomo comune a molte malattie

L’iperemia congiuntivale è un termine che non compare in tutti i lavori, già pubblicati, riguardanti il coronavirus. Non è quindi un elemento chiave di lettura e definizione della presenza del nuovo virusL’arrossamento degli occhi, chiamato iperemia congiuntivale, è un sintomo comune a diverse malattie in particolare quando c’è febbre o uno stato influenzale.

L’infettivologo Massimo Galli ha affermato che i controlli eseguiti con il test non sempre riescono a chiarire immediatamente se una persona è infetta, com’è successo al giovane italiano. Nell’intervista rilasciata a corriere.it Galli ha spiegato che “l test è di amplificazione genica serve ad evidenziare la presenza del virus nel campione biologico”, il test sarà positivo solo se nelle cellule è avvenuta una moltiplicazione del virus, ciò avviene dopo infezione. A questa condizione, dalle secrezioni nasali rilasciate è possibile riconoscere il virus, prima non è possibile e il test rimarrà negativo. 

E’ chiaro dunque che controllare temperatura negli aeroporti ha poco significato. La febbre può solo “identificare casi potenzialmente sospetti e che potrebbero teoricamente già disperdere virus nell’ambiente, su cui effettuare il test per individuare le persone realmente infette” ha sottolineato l’esperto.  

Per questo motivo, ha spiegato il prof. Galli, l’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha promosso l’utilizzo indiscriminato del test in tutte le persone che arrivano dalle aree della Cina significativamente interessate dall’epidemia. Nelle persone che non avvertono alcun sintomo, il test avrebbe quasi sicuramente un esito negativo e, ha affermato l’esperto “si farebbero inutilmente migliaia di esami, intasando i laboratori e causando problemi organizzativi di ogni genere” comprese le lunghe attese agli aeroporti.

L’Oms ha dato delle indicazioni precise per tutti. L’infezione da Coronavirus va valutata tenendo conto “dello stato febbrile o dei sintomi delle persone in arrivo e dando indicazioni alle persone che provengono delle aree interessate, ma non hanno sintomi”, in modo che se i sintomi comparissero siano pronte a contattare le autorità sanitarie dei Paese in cui si trovano. L’esperto ricorda che è questa la stagione del virus dell’influenza che non ha niente a che vedere il nuovo coronavirus.

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