I bambini ma anche gli adolescenti che hanno contratto il Covid-19 e sono asintomatici o presentano sintomi di lieve entità, possono rimanere positivi al Sars-Cov-2 anche per 2 o 3 mesi. A suggerirlo sono due ricerche italiane che entrano nel merito di 30 bambini ricoverati a Como per disturbi di natura neuro-psichiatrica, che hanno contratto il nuovo coronavirus durante la fase più acuta della pandemia.
I due studi apparsi su Journal of Infection, sono stati coordinati da Enzo Grossi e Vittorio Terruzzi, rispettivamente direttore scientifico e direttore sanitario di Villa Santa Maria, in provincia di Como. Le loro analisi condotte negli ultimi mesi, hanno permesso di appurare che nel periodo in cui i bambini sono ancora positivi, differentemente da quanto ci si possa aspettare, la carica virale non diminuisce in maniera lineare, ma oscilla in maniera imprevedibile.
Nel loro lavoro, i due ricercatori sono quindi arrivati a concludere che “nei bambini paucisintomatici possa essere rilevata una carica virale eccezionalmente elevata e di conseguenza l’eliminazione del virus può durare a lungo”. I pazienti paucisintomatici vengono così chiamati perché presentano sintomi molto lievi come tosse secca, qualche linea di febbre e un generale senso di malessere e stanchezza.
Se negli adulti asintomatici, il periodo che trascorre mediamente dal primo test positivo al primo dei due tamponi negativi consecutivi è compreso tra 7 e 23 giorni, nei bambini il periodo potrebbe dunque essere molto più lungo. Il tema non è affatto da sottovalutare, in quanto ha un significativo impatto sulla definizione dei tempi di quarantena e diventa di grande attualità in vista della riapertura delle scuole.
Come precisato dai due esperti,“bambini e ragazzi che sono stati affetti dal coronavirus, possono risultare positivi al tampone nasofaringeo per periodi che arrivano a sfiorare i tre mesi”. Oltre a ciò, lo studio induce a non sottovalutare l’aspetto legato alla carica virale. Come concluso dagli autori dello studio, non sarebbe sufficiente scoprire se un paziente sia positivo, ma si dovrebbe anche comprendere i valori di carica virale, fattore che “può fare una grande differenza nel modulare l’intensità delle precauzioni da adottare”.