Con la terza dose del vaccino, calano drasticamente i tassi di infezione e di malattia grave

A documentarlo è uno studio israeliano secondo il quale rispetto a chi ha ricevuto due dosi di vaccino, il terzo richiamo riduce di 11,3 volte il tasso di infezione e di 19,5 volte quello di malattia grave.

Con la terza dose del vaccino, calano drasticamente i tassi di infezione e di malattia grave

Mentre l’Italia dà il via alla somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid per i soggetti immunodepressi, uno studio israeliano si addentra sul ruolo che questa tanto discussa inoculazione avrebbe nel proteggere dal contagio. 

Secondo una ricerca basata sui dati del ministero della salute israeliano pubblicato sul New England Journal of Medicine, la terza somministrazione fa calare sensibilmente sia i tassi di infezione che di malattia grave. Condotto dal 30 luglio al 31 agosto, lo studio ha interessato 1,13 milioni di over 60 che nei 5 mesi precedenti avevano completato la fase di immunizzazione.

Costoro sono stati divisi in due gruppi: quelli a cui è stata somministrata la seconda dose e quelli che ne avevano ricevute tre. Per questi ultimi, a distanza di 12 giorni dal “booster” di Pfizer si è riscontrata una riduzione di 11,3 volte del tasso di infezione e di 19,5 del tasso di malattia grave. In altre parole chi ha ricevuto tre dosi di vaccino può vantare maggiori difese di fronte al virus.

A confermare l’importanza della terza dose è stato anche Arnon Shahar, capo della task-force anti-Covid del Maccabi Healthcare Services d’Israele. Come da lui dichiarato, “senza il richiamo, Israele sarebbe da un mese in lockdown. Il virus diventerà endemico quando vaccineremo tutti, anche i neonati”. Lui stesso si è detto fiero dei piani vaccinali messi in atto nel Paese, aggiungendo che a fronte dei 3 milioni di persone che hanno già ricevuto la terza dose, la maggioranza dei nuovi casi gravi si riferiscono per lo più a persone non vaccinate.

Anche Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano, ha sottolineato l’importanza dei risultati diffusi dai ricercatori israeliani. Secondo il punto di vista del virologo, quanto visto in Israele deve spronare le autorità a far leva sulla rivaccinazione, indirizzata soprattutto ai soggetti più fragili o esposti al rischio contagio.

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