Come gestire i tumori cerebrali in età pediatrica

I tumori cerebrali sono tra i tumori più diffusi nei bambini. Erik Sganzerla, Direttore della struttura complessa di neurochirurgia del San Gerardo di Monza, ha per questo affrontato il delicato tema della gestione del paziente pediatrico con tumore cerebrale.

Come gestire i tumori cerebrali in età pediatrica

Basandoci sui dati forniti dall’AIRC, ogni anno, tra il 2003 e il 2008, sono stati diagnosticati in media 164 casi di tumore maligno per milione di bambini e 269 casi per milione di adolescenti. Tra i tumori più diffusi in età pediatrica, secondi solo alle leucemie, vi sono i tumori cerebrali. I sintomi più comuni sono cefalea e vomito persistente.

In particolare, i gliomi a basso grado rappresentano il 30% di tutti i tumori cerebrali nei bambini con età inferiore ai 15 anni. L’aspetto più subdolo di questa tipologia di tumore è rappresentato dalla sua complessità gestionale: i gliomi hanno una crescita lenta, infiltrante e questo rende la chirurgia piuttosto complicata e non sempre possibile. C’è però da dire che, nei casi in cui la chirurgia è praticabile, essa è efficace e curativa nella quasi totalità dei casi.

Il professor Erik Sganzerla, Direttore della struttura complessa di neurochirurgia del San Gerardo di Monza e docente dell’università di Milano Bicocca, ha spiegato: “La gestione di un paziente già complesso come quello pediatrico richiede un team multidisciplinare: prima di decidere qualunque percorso terapeutico, come ad esempio di intervenire chirurgicamente, il neuroradiologo deve parlare con il neurochirurgo che deve parlare con il neurooncologo. Tutti gli specialisti sono necessari: dall’anestesista al riabilitatore, dal dietologo allo psicologo, dal radioterapista al riabilitatore, al logopedista”.

Erik Sganzerla è stato anche l’organizzatore di un convegno, tenutosi il 18 novembre a Monza, interamente dedicato alla gestione del bambino con tumore cerebrale. Durante il convengo è stato preso in considerazione il caso di Mara, una bambina di tre anni, a cui poche settimane fa, in seguito a Tac e risonanza magnetica, è stato diagnosticato un tumore cerebrale. Il professore si è focalizzato su questo punto: come evitare che il neurochirurgo intervenga «da solo» senza consultare gli altri specialisti?

A promuovere la collaborazione c’è nel nostro Paese l’AIOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica), che unisce ai pediatri anche ematologi, oncologi, chirurghi, biologi, infermieri, psicologi specializzati nella cura dei bambini.

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