“Chemo brain”, il cervello dopo la chemioterapia cambia

I disturbi post trattamento chemioterapico sono indicati sotto il nome di chemio brain. Uno studio eseguito dai ricercatori dell’Università della British Columbia ha controllato il funzionamento cerebrale di 19 donne che soffrivano di disturbi di chemio brain

“Chemo brain”, il cervello dopo la chemioterapia cambia

A distanza anche di mesi dal trattamento chemioterapico molti pazienti accusano difficoltà di memoria e concentrazione. Queste difficoltà cognitive sono indicate con il nome di chemo brain e i pazienti di cui ne sono affetti hanno difficoltà a ricordare alcune parole o addirittura semplici informazioni.

Uno studio pubblicato sulla rivista Clinical Neurophysiology ed eseguito dai ricercatori dell’Università della British Columbia ha controllato il funzionamento cerebrale di 19 donne che soffrivano di disturbi di chemio brain. I ricercatori hanno eseguito l’analisi attraverso l’utilizzo di elettroencefalogramma (EEG) e alcuni test cognitivi di solito utilizzati per pazienti con Alzheimer e altre patologie neurologiche. 

L’esito dell’analisi è stato quello di accertare che quando il nostro cervello non è intento ad eseguire compiti specifici si trova in uno stato chiamato di “wandering”, che vuol dire che la mente è libera di cose su cui concentrarsi: questo è ciò che accade nel chemio brain. Infatti, secondo i ricercatori, “il cervello in chemio brain è cronicamente in uno stato elettrofisiologico simile a quello del “wandering”, come se fosse essenzialmente bloccato in questa modalità”.

Lo studio sulle donne analizzate ha rivelato che i soggetti scelti erano incapaci di mantenere la concentrazione. I ricercatori hanno anche accertato che il paziente affetto da chemio brain tende non solo a distaccarsi dal compito su cui dovrebbe concentrarsi ma anche a rilassarsi. 

I disturbi post chemio e radioterapia hanno effetti sui pazienti che sono sotto analisi da tempo e variano da persona a persona. Stabilire un trattamento specifico per tutti non è possibile, in quanto per ogni paziente è diversa la situazione cognitiva che deve essere approfondita e conosciuta prima della diagnosi.

I ricercatori dello studio sostengono che la misurazione dell’attenzione nell’eseguire un compito potrebbe essere uno strumento valido per la valutazione dei deficit cognitivi di cui soffrono molti pazienti. Lo stato anomalo tra momenti di concentrazione e momenti di wandering andrebbe studiato più a fondo per risolvere i disturbi cognitivi legati alla chemioterapia.

La responsabile della ricerca, Kristin Campbell del Dipartimento di Terapia Fisica, ha detto: “I medici ora riconoscono che gli effetti dei trattamenti oncologici persistono a lungo, anche una volta terminata la cura, e questi effetti possono avere un impatto sulla vita del paziente” . Il gruppo di ricercatori sta cercando di valutare l’efficacia dell’esercizio che potrebbe migliorare le capacità cognitive degli effetti della chemio delle pazienti che hanno avuto un cancro al seno.

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