Cervello di un maiale "resuscitato" diverse ore dopo la morte: sarà possibile cancellare i danni provocati dall’ictus

Alcuni scienziati sono riusciti a far tornare attiva la circolazione nei cervelli di alcuni maiali morti alcune ore prima. Non si tratta di un esperimento di Frankestein.

Cervello di un maiale "resuscitato" diverse ore dopo la morte: sarà possibile cancellare i danni provocati dall’ictus

Se non fossimo nel 2019, si sarebbe parlato dell’ennesimo caso di stregoneria, ma così non è. All’Università di Yale, un gruppo di ricercatori e scienziati è riuscito a “portare in vita” il cervello di 32 maiali che erano morti da diverse ore.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature ed ha consentito di far ritornare attiva la circolazione del sangue e riattivare le funzioni cellulari.
L’unico problema è che l’elettroencefalogramma resta piatto e dunque non si può parlare di una resuscitazione a tutti gli effetti, in cui anche la coscienza riprende vita.

Cervelli riattivati ai maiali: i vantaggi della scoperta

Dai nuovi studi viene confermato che il cervello continua a funzionare anche dopo alcune ore dalla morte, o meglio, può riattivare alcuni processi se correttamente sollecitati.

In questo modo potranno essere analizzate meglio alcune malattie, come ad esempio gli ictus e tentare, tramite l’adozione di appositi farmaci, di annullare i danni provocati dalla patologia.

La ricerca è stata effettuata, come già detto, su 32 maiali e la tecnica usata si chiama BrainEX. Il funzionamento si basa su un sistema che a temperatura ambiente mette in pompaggio le varie arterie una soluzione chiamata BEx perfusato, una sostanza simile al sangue che al suo interno contiene delle sostanze protettive.

In sole sei ore, sono stati in grado di ripristinare appieno la circolazione in tutti i vasi sanguigni. Contemporaneamente, però, si è verificata una riduzione della morte cellulare e gli scienziati battono sul fatto che questa è solo una ripresa cellulare, ma il cervello di per sé non è affatto vivente.

Al momento non si è a conoscenza se un tempo prolungato avrebbe potuto portare alla ristabilizzazione completa delle funzioni e per saperlo saranno necessarie ulteriori analisi ed approfondimenti. Già il risultato riscontrato finora, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel mondo della medicina.

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