Sin dalla loro comparsa sul mercato, le radiazioni dei cellulari sono state sospettate di essere nocive per la salute dell’uomo. Diverse ricerche hanno cercato di scoprire l’esistenza di un nesso causale, ma a tal proposito non si è mai giunti ad una conclusione incontrovertibile. Da qui rimane il dubbio che la prolungata esposizione alle radiazioni possa determinare l’insorgere di diverse patologie tra cui il cancro.
Continuando a rimanere un tema assai sentito, il dibattito è destinato a riaprirsi ogni qualvolta vengono diffusi i risultati di nuovi studi. Ed è proprio quello che è successo a seguito della pubblicazione di una nuova ricerca promossa dal governo degli Stati Uniti. In questo caso i ricercatori del National Institutes of Health, uno dei centri di ricerca più autorevoli su scala mondiale, hanno preso in esame le conseguenze delle radiazioni sui topi da laboratorio.
I risultati dei loro studi costati 25 milioni di dollari e durati oltre 10 anni, si sono però dimostrati controversi per non dire inconcludenti. Ma partiamo dall’inizio. I ricercatori hanno esposto i ratti ad emissioni a 900 e 1900 Mhz durante un intervallo di 9 ore al giorno per due anni di seguito. A tal fine il livello di potenza applicato è stato fatto rientrare tra 1 e 10 Watt per chilogrammo, valore decisamente superiore al limite di 0,08 Watt previsto dalla FCC, la Federal Communications Commission. La stessa autorità prevede che chi per motivi di lavoro debba essere esposto a radiazioni elettromagnetiche, può essere sottoposto a 20 Watt/Kg per non più di 6 minuti.
Si è così scoperto che l’esposizione a frequenze tipiche della telefonia mobile di seconda e terza generazione (il 2G e il 3G) ha provocato sì una maggiore incidenza dei tumori, ma il dato è del tutto trascurabile. Per gli scienziati le percentuali osservate non sono assolutamente rilevanti, fatta eccezione per il schwannoma maligno. Questo tipo di tumore molto raro ha colpito il 6% del campione dei topolini di sesso maschile nei tessuti nervosi prossimi al cuore. Stranamente le cavie femmine non sono state colpite da questa forma di neoplasia, che nell’uomo colpisce solitamente il nervo acustico. Nei topi è stato invece colpito il cuore, ma bisogna anche sottolineare che le radiazioni hanno interessato il corpo intero, e non solo l’orecchio.
Da qui è logico dedurre che è assai difficile poter trarre delle conclusioni. Il tema rimane controverso, anche se al momento non esistono delle evidenze scientifiche che provano un inequivocabile legame tra radiazioni e tumori. La maggiore percentuale di rischio di poter sviluppare una neoplasia è talmente bassa da risultare insignificante. Si può quindi tirare un sospiro di sollievo senza però abbassare la guardia: l’esperimento ha infatti riguardato i topi. In secondo luogo gli scienziati ancora non sono d’accordo su quali siano gli effetti delle radiazioni a lungo termine. Per saperlo dovremo per forza di cose attendere ancora diversi anni.