Si chiama immuno-oncologia, ed ogni anno salva oltre la metà dei pazienti malati di cancro al polmone in stadio avanzato. Questa straordinaria tecnica consiste nel riattivare il sistema immunitario del malato, per far sì che sia proprio quest’ultimo, una volta potenziato a dovere, ad occuparsi di distruggere le cellule tumorali; un metodo che sta fornendo risultati importantissimi nella lotta al cancro, dal momento che il 51% dei pazienti affetti da tumore al polmone possono dirsi salvi proprio grazie all’immuno-oncologia. La stessa tecnica aveva già dato ottimi risultati nella cura del melanoma.
Queste stime, che rappresentano una nuova speranza per i malati di cancro di tutto il mondo, sono state rese note in occasione della 51° edizione del congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) andato in scena a Chicago, di fronte ad una folla di circa 30.000 specialisti accorsi per assistere all’evento. Secondo i dati forniti in occasione del congresso, è stato infatti evidenziato che tra i malati di tumore del polmone non squamoso metastatico, uno su due riesce a guarire nell’arco di un anno grazie all’immuno-oncologia.
Una percentuale di sopravvivenza molto più alta rispetto a chi si affida alla chemioterapia, che risulta invece essere efficace nel 39% dei casi. Fondamentale per il successo dell’immuno-oncologia è l’azione di un farmaco capace di risvegliare globuli bianchi ed anticorpi, rinvigorendo tutto il sistema immunitario altrimenti indebolito dalla malattia; si tratta di un risultato tanto clamoroso da aver spinto le autorità statunitensi ad approvare il nivolumab (questo il nome del farmaco) in solamente tre giorni. Praticamente un record.
L’idea è quella di utilizzare un mix letale (per il tumore) di virus ed anticorpi: vi sono infatti virus oncologici capaci di attaccare le cellule tumorali in maniera assolutamente selettiva, ma questi ultimi sono solitamente troppo pochi per poter infliggere un qualsiasi danno al tumore, e risultare quindi terapeutici per i malati di cancro. Tuttavia i ricercatori sono riusciti a rendere questi virus più aggressivi, in maniera tale da frenare l’avanzata del cancro e stimolare, al contempo, il sistema immunitario a reagire. In questo modo le molecole ibride agiscono su due fronti, bloccando il decorso della malattia, e spingendo l’organismo stesso del malato a debellarla spontaneamente.