Un signore di mezza età è andato in dialisi permanente a causa del troppo consumo di tè freddo. Un evento eccezionale, che riguarda appunto l’alto consumo di questa bevanda che, è bene ricordare, è ricca di ossalati. L’uomo infatti beveva circa sedici bicchieri al giorno di tè, che assumeva regolarmente e ostinatamente, conscio del pericolo che correva.
Gli ossalati, è risaputo, non sono affatto benefici per i reni, e si trovano in molti cibi e bevande, come la birra scura, il tè nero, il caffé solubile, il cioccolato al latte, i cereali, il gli spinaci, pane integrale, i fagioli secchi e alcuni frutti come more, lamponi e mirtilli. Una volta ingeriti si mescolano con i vari minerali e formano dei sali che ne bloccano l’assorbimento. Ecco che così gli ossalati favoriscono l’insorgere di osteoporosi, anemie e altro, e quando si combinano con il calcio danno origine all’ossalato di calcio, un sale insolubile che si accumula nelle vie urinarie e dà origine ai calcoli renali.
Indubbiamente l’insufficienza renale del signore in questione va approfondita, ma è certo che un’overdose di questi composti può aver causato nefropatie serie tali da arrivare alla dialisi. E allora, quanto tè è giusto consumare? Stando al parere di Ramya Malchira, nefrologa allo UCLA Health di Santa Clarita, il consumo è soggettivo ma in genere un consumo medio di 500 mg giornalieri di ossalati è tollerato, ma è da precisare che la quantità va inserita nella dieta.
Quindi, se una persona mangia troppi spinaci dovrà limitarsi con altri alimenti o bevande. In generale però due tazze di tè giornaliere sono innocue, e non causano danni. Circa 42 mila italiani soffrono di malattie renali croniche, e sono due le terapie che consentono di provvedere alla funzionalità renale, l’emodialisi e la dialisi peritoneale.
L’emodialisi serve ad eliminare le tossine 3-4 volte alla settimana e ogni seduta dura 4-5 ore circa. La dialisi peritoneale invece utilizza il peritoneo, ovvero il rivestimento della cavità addominale, e si serve di questo per ripulire il sangue. In quest’ultima modalità viene posizionato un catetere nella cavità peritoneale e attraverso il catetere viene fatta scorrere una soluzione che filtra le tossine e interagisce con il sangue.