Anoressia: a 14 anni i primi segni. Prof Santonastaso: "Fondamentale l’intervento dei genitori"

L'anoressia può portare alla morte. La precocità dei casi sta aumentando, già a 14 anni i primi segnali. Ogni anno il Centro per i disturbi dell’alimentazione di Padova conta circa 300 nuovi casi.

Anoressia: a 14 anni i primi segni. Prof Santonastaso: "Fondamentale l’intervento dei genitori"

Prima di perdere due, tre e anche dieci chili, si inizia con un po’ di dieta, ma quando le cose vanno troppo oltre si arriva al ricovero. E quando questo avviene, le ragazzine ormai sono scheletri che camminano.
Al Centro veneto per i disturbi dell’alimentazione presso l’azienda ospedaliera di Padova, si contano ogni anno dai 250 ai 300 casi di anoressia. Alcuni di questi si risolvono dopo pochi mesi, altri vanno avanti per molto tempo, alcuni anche decenni. Purtroppo alcuni casi arrivano alla morte, come spiega il professor Paolo Santonastaso, del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova: “La mortalità è molto variabile, ma a lungo termine, quindi dopo più di dieci anni, l’incidenza è intorno al 10%“.

Ciò che più balza dalle ultime indagini del centro padovano, è che sta crescendo la precocità dei casi, ricavata dagli anni di nascita delle pazienti. Santonastaso fa osservare che “tra le nate negli anni Settanta-Ottanta l’età d’esordio della patologia era fra i 17 e i 18 anni, fra le nate negli anni Duemila si è assestata intorno ai 14-15″. In generale, afferma sempre il prof. Santonastaso, si può affermare che una su dieci, tra i 15 e i 25 anni, ha sofferto di disturbi nel comportamento alimentare.

Le cause della patologia sono diverse, a volte remote, la professoressa Angela Favaro, del dipartimento di Neuroscienze spiega che nel 50% dei casi, le cause sono genetiche, mentre l’altra metà dei casi ha cause ambientali, il parto difficile, la gravidanza stressante per la madre, il desiderio di seguire un modello alla moda.

L’anoressia di tipo nervoso rimane la più grave tra le malattie psichiatriche, quella con alto tasso di mortalità giovanile. La professoressa Favaro spiega che “sono i soggetti più fragili, ma anche più determinati nel raggiungere l’obiettivo. Perdere peso diventa una sfida, in cui la persona trova affermazione. Vedono la malattia come ambito di successo, e questo è molto pericoloso”.

E’ molto difficile che le adolescenti riconoscano il rischio che corrono seguendo mode o diete, di qui la necessità dell’intervento dei genitori. Un grande aiuto lo può dare il Centro per i disturbi alimentari e anche l’associazione Alice, rintracciabile nel sito aliceperidca.it.

Il Centro per i disturbi alimentari ha esposti in questi giorni i dati raccolti, in aula magna del Palazzo del Bo, durante un convegno organizzato dal professor Paolo Santonostaso, a conclusione di quarant’anni di carriera.

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