Alzheimer, un test ne permetterà la diagnosi con 20 anni d’anticipo

Un articolo apparso sul sito dello Jama, il Journal of American Medical Association, ha anticipato che tra 3 anni sarà immesso sul mercato un kit capace di preannunciare la comparsa dell’Alzheimer con 20 anni d’anticipo.

Alzheimer, un test ne permetterà la diagnosi con 20 anni d’anticipo

Tra 3 anni sarà possibile scoprire se ci ammaleremo di Alzheimer 20 anni prima che compaiano i primi sintomi della malattia. Ad annunciarlo è stato un articolo recentemente apparso sul sito dello Jama, il Journal of American Medical Association.

A rendere fattibile questa clamoroso passo in avanti nella lotta ad una delle più temibili patologie neurodegenerative, sarà un kit che scoverà i primi segnali dell’Alzheimer attraverso un esame del sangue. Messo a disposizione di ospedali e laboratori, il kit si baserà su un innovativo protocollo al quale ha collaborato un pool di 22 specialisti che lo ha sperimentato su un campione di 1.402 volontari.

Il morbo che attualmente colpisce 30 milioni di persone in tutto il mondo – di cui 600mila solo in Italia – stando alle previsioni è destinato a crescere nei prossimi decenni: diverse stime concordano sul fatto che nel 2050, i malati di Alzheimer potranno raggiungere la spaventosa cifra di 100 milioni di persone.

Caratterizzata da demenza degenerativa e perdita di memoria, l’Alzheimer è considerata una delle patologie più devastanti e mortificanti che annulla l’identità del paziente. A tutto ciò bisogna poi aggiungere che il decorso della malattia, è spesso molto lento: chi viene colpito può infatti vivere anche 8-10 anni dopo la diagnosi.

Il test, che è utile sottolineare non rappresenterà una cura ma sarà un valido strumento di diagnosi precoce, attraverso un prelievo del sangue si occuperà di individuare la presenza della proteina beta-amiloide, un indicatore chiave del morbo di Alzheimer, in quanto responsabile dell’alterazione della comunicazione neuronale che caratterizza la malattia.

Stando a quanto documentato dagli esperti, questi grumi di proteine ​che alterano le normali funzioni neurologiche, ​iniziano a formarsi e accumularsi nel cervello fino a due decenni prima dell’inizio della caratteristica perdita di memoria: da qui i test potrebbero essere utilizzati per diagnosticare con congruo anticipo il morbo.

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