Alzheimer : si può "leggere" negli occhi?

Un gruppo di scienziati ha individuato una nuova tecnica diagnostica che consente, attraverso degli esami oculari di routine, di individuare il morbo di Alzheimer molti anni prima della sua manifestazione

Alzheimer : si può "leggere" negli occhi?

Il morbo di Alzheimer, che prende il nome dal suo scopritore, è una malattia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che interessa il cervello e che colpisce soprattutto gli over 65 e le donne. Essa è caratterizzata dalla graduale perdita delle funzioni cerebrali.

In occasione del Meeting Annuale della Association for Research in Vision and Ophthalmology (ARVO), tenutosi a Seattle, un team di scienziati ha presentato una innovativa tecnica di scansione oculare in grado di individuare il morbo di Alzheimer in fase preclinica, ovvero 10-15 anni prima della comparsa dei sintomi principali (incapacità di acquisire nuove conoscenze, di ricordare tempi e luoghi, disturbi nel linguaggio e nella scrittura, allucinazioni, cambiamenti di umore…).

Un grande passo in avanti se si considera che al momento purtroppo esiste solo un’altra tecnica per diagnosticare in fase preclinica l’Alzheimer, ovvero la PET-amiloide, un esame di imaging del cervello che consente di individuare la proteina che uccide i neuroni e che è dunque responsabile della malattia; il “difetto” di questa tecnica diagnostica è però costituito dal fatto che essa è molto costosa e viene in genere riservata solo agli individui considerati ad alto rischio (per familiarità etc).

Questa innovativa tecnica di scansione oculare prevede, attraverso due esami retinici (la Tomografia Ottica Computerizzata e l’autofluorescenza laser blu), l’osservazione di eventuali corpi anomali nella retina; infatti la presenza nella retina di questi corpi anomali, che i ricercatori ipotizzano essere accumuli di peptide amiloide, è tanto maggiore quanto maggiore è la presenza di proteina amiloide nel cervello.

Questa tecnica diagnostica è stata testata su 63 individui a rischio; la cosa curiosa è che, al fine di facilitare l’individuazione di questi corpi anomali, ai partecipanti è stato somministrato prima dell’esame curcuma o zenzero, spezie che colorano, rendendola fosforescente, la proteina precursore della beta-amiloide.

Ovviamente per completare la ricerca, i partecipanti a questo studio continueranno ad essere monitorati nel tempo per verificare se effettivamente svilupperanno o meno l’Alzheimer.

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