Allarme antibiotici in Italia: il 50% viene consumato negli allevamenti

Secondo uno studio condotto dai ricercatori del Policlinico Gemelli, la diffusione di antibiotici negli allevamenti contribuisce alla resistenza ad essi negli animali e sull’uomo.

Allarme antibiotici in Italia: il 50% viene consumato negli allevamenti

Dai dati raccolti dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza, tramite uno studio condotto da alcuni ricercatori, è emerso che in Italia metà degli antibiotici consumati viene usato sugli animali, in particolare negli allevamenti di tacchini, polli e suini.

Tale studio evidenzia il problema sempre più diffuso dell’antibiotico-resistenza in ambito animale, con il conseguente pericolo della propagazione di batteri dall’animale all’essere umano tramite alimenti o contatto diretto. La diffusione di batteri può portare all’insorgere di salmonella, Escherichia coli e altre malattie difficili da debellare.

Antibiotico-resistenza: fenomeno da arginare

Il docente di Igiene Generale e applicata, Walter Ricciardi spiega che nutrendoci con uova, pollame, carne di maiale e tutto ciò che deriva da essi (come ad esempio il prosciutto), si ingerisce parte di genoma modificati che ovviamente entrano nel nostro Dna, questo induce al trasferimento dell’antibiotico-resistenza. Questo comporta l’aumento di infezioni incurabili nell’uomo: “l’Italia continua a peggiorare rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea” ha dichiarato il docente dell’Università Cattolica.

Spesso gli antibiotici vengono somministrati ad animali sani soltanto a scopo preventivo, ecco perché si necessita di più controlli soprattutto in ambito regionale da parte dell’Asl con un controllo più serrato su allevamenti e veterinari. Inoltre, come illustra il Walter Ricciardi dal 2017 in Italia esiste un Piano del Ministero della Salute sull’antibiotico-resistenza mai messo in atto. “Se esiste una legge che vieta di prescrivere antibiotici agli animali se non sono malati, è chiaro che asl e veterinari devono controllare. E’ una questione di salute pubblica, il meccanismo deve partire”, dichiara il docente. 

La ricerca illustra come ad esempio la salmonella abbia già ceppi molto resistenti a diversi tipi di antibiotici, così come l’Escherichia Coli. Quest’ultimo è un batterio presente in tutti gli animali allevati in Italia, si stima infatti che esso abbia una percentuale di insorgenza del 73% tacchini, 56% polli, 37,9% suini. In Europa, in particolare Svezia e Olanda, medici e veterinari hanno ridotto drasticamente il fenomeno farmaco-resistenze anche negli ospedali, grazia alla consapevolezza del problema.

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