Al Policlinico Gemelli di Roma è stato inaugurato “Nemo” (acronimo che sta per Neuromuscolar Omnicenter); si tratta di un nuovissimo Centro clinico (il quarto in Italia dopo quelli di Milano, Messina e Arenzano) specializzato nella cura delle oltre 150 tipologie di malattie neuromuscolari conosciute al momento (tra cui Sla, distrofie muscolari, atrofie muscolari spinali).
All’inaugurazione erano presenti anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
I Centri Nemo sono gestiti dalla Fondazione Serena, creata dalla Fondazione Telethon insieme all’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm), dall’associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) all’associazione Famiglie Sma (Atrofia muscolare spinale), con la collaborazione delle istituzioni regionali e degli istituti sanitari ospitanti.
Ma perché la presenza di Nemo è considerata così importante? Perché le malattie neuromuscolari richiedono solitamente la consultazione di molteplici specialisti, tra cui neurologi, pneumologi, genetisti, fisiatri, psicologi, nutrizionisti e rianimatori, che, grazie a Nemo, lavoreranno in una sede unica (il paziente non dovrà quindi più recarsi in diversi centri, spesso anche distanti tra loro).
Dunque l’obiettivo di Nemo è quello di offrire a paziente e famiglie un piano clinico-assistenziale multidisciplinare. Inoltre il centro Nemo di Roma, dotato di palestra, stanze singole, sistemi di videosorveglianza, apparecchiature per monitorare la funzionalità respiratoria e cardiologica, è stato pensato e progettato per ospitare i pazienti appartenenti a tutte le fasce di età (neonati, bambini, adolescenti, adulti).
Luca Cordero di Montezemolo, essendo presidente della Fondazione Telethon, ha dichiarato: “Iniziative di questo genere, fondamentali, sono possibili grazie alla parola “collaborazione”, cioè lavorare insieme malati, famiglie, medici, infermieri, fisioterapisti, vertici del Gemelli (in questo caso). Questo è un messaggio che sarebbe bene portare anche al di fuori del mondo di chi soffre perché se tutti in Italia avessero più cultura della Collaborazione, del lavorare insieme, sarebbe un vantaggio enorme; però qui ho visto una cosa bellissima e soprattutto ho visto una cosa che spero si possa replicare anche in altre regioni d’Italia”.