In Trentino le ultime apparizioni dell’orso M90 avevano destato non poche preoccupazioni tra i cittadini di vari centri abitati. Pochi giorni fa una coppia di fidanzati, mentre faceva un’escursione su una strada forestale in Val di Sole, lo aveva avvistato a poche decine di metri. Così il 6 febbraio il Presidente del Trentino Fugatti non ha esitato a firmare l’ordinanza di abbattimento, scatenando una serie di polemiche.
Il plantigrado, un giovane esemplare di due anni e mezzo, che già nel 2023 era stato munito di radiocollare a seguito di sue incursioni nei centri abitati, è stato prima individuato, poi prelevato e infine abbattuto dalle guardie del Corpo Forestale. Le proteste delle associazioni animaliste e della parlamentare Michela Vittoria Brambilla, da sempre in prima linea per la difesa dei diritti degli animali, sono state immediate e durissime. Anche il Ministro dell’Ambiente ha espresso critiche, invitando a trovare soluzioni e misure alternative all’abbattimento.
Le associazioni animaliste sostengono che l’abbattimento non dovrebbe essere la soluzione. Invece, si dovrebbero esplorare altre opzioni, come il miglioramento delle misure di sicurezza nei centri abitati e l’educazione del pubblico sulla convivenza pacifica con la fauna selvatica. La coesistenza tra uomo e animali selvatici richiede un’informazione capillare. L’orso, per sua natura, ha bisogno di ampi habitat naturali, quindi garantirne la sopravvivenza significa garantire la buona salute di un territorio.
Ciò che molte voci critiche trovano dissonante è il tentativo di fare coesistere progetti di ripopolamento dei grandi carnivori (come in Trentino) e poi la pretesa che gli orsi non si comportino da orsi. La questione è complessa e non esiste una soluzione univoca. È necessario un approccio equilibrato che tenga conto sia della sicurezza delle persone sia della conservazione della fauna selvatica. Potrebbe essere utile investire in misure preventive, come recinzioni elettrificate, sistemi di allarme e programmi di educazione pubblica.
Allo stesso tempo, è fondamentale lavorare per la conservazione degli habitat naturali e per la creazione di corridoi ecologici che permettano agli orsi di spostarsi senza entrare in conflitto con le attività umane. La questione richiede un equilibrio delicato tra la sicurezza umana e la conservazione della fauna selvatica. È necessario un dialogo costruttivo per trovare una soluzione condivisa con una visione a lungo termine che rispetti entrambe le parti. Solo così sarà possibile garantire un futuro sia per gli orsi sia per le comunità umane.