Sicilia: nidi di tartarughe che crescono a dismisura danno nuova speranza all’ecosistema

Nella Sicilia orientale, non a caso ribattezzata dal WWF “l’isola delle tartarughe marine”, vi è il 30% del totale italiano di nidi di tartarughe marine caretta caretta: ecco la situazione.

Sicilia: nidi di tartarughe che crescono a dismisura danno nuova speranza all’ecosistema

Sono settantacinque i nidi recensiti in Sicilia di tartarughe caretta caretta. Nella Sicilia orientale vi è il 30% del totale italiano, tanto che il WWF l’ha ribattezzata “l’isola delle tartarughe marine. In particolare, la spiaggia da record si trova in provincia di Siracusa, nel comune Porto Palo di Capo Passero, dove tra le acque ioniche e tirreniche c’è l’isola delle Correnti che ha ospitato ben 9 nidi.

Per quanto riguarda la schiusa delle tartarughine, se ne occupano i volontari che si alzano alle cinque del mattino per monitorare gli spostamenti delle tartarughine che raggiungono il mare seguendo il luccichio della luna sul mare che diventa difficoltoso a seguito delle continue luci che si trovano sul bagnasciuga che le confonde, come racconta Matteo Sommer, veterinario per i centri di recupero tartarughe marine dell’Acquario di Genova e Acquario di Livorno dal 1994 ad oggi.

Un altro pericolo per le tartarughe è il riscaldamento globale, e le temperature troppo alte: infatti le uova sono termosensibili e la determinazione del sesso del nascituro dipende dalla temperatura. Se maggiore di 30° avremo femmine, se inferiore maschi. Un altro pericolo deriva dalle reti da pesca e dai motori dei motoscafi, continuo pericolo per le tartarughine e soprattutto dalla plastica che ingeriscono scambiandola per cibo.

Le tartarughe nidificano soprattutto d’estate, il periodo peggiore, in cui le spiagge sono piene di gente ammassata, ma a monitorare il tutto ci pensa il WWF con il suo Progetto Tartarughe, che va avanti da più di vent’anni, e col programma europeo Life Euroturtles, che sostiene da quattro anni. 

C’è anche un’attenzione particolare da parte della popolazione, sempre più segnalato alla capitaneria di porto o alle associazioni: le impronte sospette. Per non parlare dei bagnanti incuriositi da quel nastro rosso e bianco che delimita pochi metri quadri di sabbia e che, sensibilizzati dai cartelli illustrativi, si arruolano come nuovi “custodi“. 

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