Roma, cerimonia di benedizione degli animali

Il prossimo 17 gennaio verrà celebrata la festa di Sant'Antonio Abate, patrono e santo protettore degli animali. L'appuntamento è a Roma in Piazza Pio XII, dalle ore 9:00 alle 14:00.

Roma, cerimonia di benedizione degli animali

La celebrazione di Sant’Antonio Abate, santo patrono protettore di uomini ed animali e fondatore del Monachesimo, è una tradizione annuale che ha preso piede in tutta Italia, sentita particolarmente in Vaticano. Proprio a Roma, in Piazza Pio XII, verrà celebrata la Santa Messa alle ore 10:30, con la benedizione degli agricoltori e dei loro animali.

Aperta a tutti, l’occasione unirà cavalli, cani, pecore, capre ai proprietari ma anche alla gente comune, vista la partecipazione libera a partire dalle ore 9:00. Terminata la funzione, sarà protagonista il corpo di Polizia che sfilerà a cavallo lungo Via della Conciliazione. Un appuntamento da non perdere quindi, sopratutto per la gioia dei bambini e amanti degli animali.

Alla manifestazione di Roma verrà allestita la “Stalla sotto il cielo”, dove i partecipanti potranno osservare e conoscere una varietà di animali di interesse zootecnico presenti negli allevamenti italiani. La giornata celebrerà inoltre il tema del valore della famiglia contadina: il mondo degli allevatori è una grande comunità fatta di usanze e solidarietà, con particolare attenzione a tutte quelle famiglie di lavoratori che hanno sofferto i recenti sismi ed alluvioni del Centro Italia, pagandone tuttora le conseguenze.

Questa celebrazione dalle origini contadine richiamo al tema dell’accoglienza verso i meno fortunati, costretti a migrare a causa di carestie e conflitti. Una situazione più che attuale viste le continue notizie di migranti in cerca di una nuova vita e serenità. Ma da dove nasce questa ricorrenza? Sant’Antonio Abate è patrono, oltre che degli animali, degli agricoltori e dei tessitori di cestini, proteggendo i suoi devoti dalle malattie della pelle.

In aggiunta, ai tempi del Santo e proprio il 17 gennaio di ogni anno, gli animali acquisivano la capacità di parlare, motivo per cui gli agricoltori stavano ben lontani dalle  proprie stalle, timmorosi di cattivi presagi. Così narra la leggenda veneta. 

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