Nathalie Portman presenta il documentario sugli animali da allevamento

Nathalie Portman, in seguito alla lettura del libro di Foer, presenta un documentario in cui si racconta delle condizioni di abusi e dello sfruttamento di tantissimi animali allevati in modo terribile in molte aziende americane.

Nathalie Portman presenta il documentario sugli animali da allevamento

Nathalie Portman, nota attrice di origine israeliana, si batte da sempre per tantissime battaglie. Una di quelle che porta avanti da un po’ di tempo è quella sulla condizione degli animali da allevamento. Per questo, l’attrice ha deciso di presentare il documentario, prodotto e narrato da lei stessa, dove si focalizza su questo problema cercando di attirare l’attenzione di più persone possibili. 

Da dove arriva il cibo che consumiamo? E gli animali, quali bovini, suini, come vengono allevati e trattati nelle grandi aziende americane? Proprio su queste due domande nasce il documentario realizzato dall’attrice che racconta lo sfruttamento e le condizioni in cui sono costretti a vivere gli animali per essere poi destinati al macello.

Il documentario si chiama Eating animals ed è tratto dal libro omonimo di Jonathan Safran Foer, uscito in Italia con il titolo: “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali”. Un libro che la stessa attrice ha letto, che l’ha impressionata e per cui ha deciso di raccontare il tutto in un documentario. 

“Questo libro ha trasformato una vegetariana da vent’anni come me in una vegana convinta”. Il documentario, diretto da Christopher Dillon Quinn, racconta delle condizioni di sfruttamento in cui vivono gli animali, oltre alla sofferenza che vivono di cui nessuno parla o semplicemente non si interessa.

Il documentario, attraverso le voci di un veterinario, un ex produttore di polli e un pescatore ambientalista, cerca di fare luce sulle terribili condizioni di sfruttamento in cui bovini e suini vivono. L’attrice, con questo documentario, vuole lanciare un messaggio. “Spero che le persone si preoccupino di ciò che scelgono di mangiare, di come viene elaborato il loro cibo e cerchino di modificare le loro abitudini. Certo, non mi aspetto che qualcuno lo faccia da un giorno all’altro. Ma se tutti si informassero un po’ di più chiedendo da dove proviene il cibo che consumano o mangiassero almeno un pasto vegano un giorno alla settimana, sarebbe un successo enorme”.

Continua a leggere su Fidelity News