L’invasione della vespa killer potrà essere fermata grazie alla tecnologia

Presente in Europa dal 2004, la vespa asiatica è una vera e propria sterminatrice di api. Per mettere un freno alla sua aggressività, si punta ad usare una tecnologia basata su sofisticati sistemi di localizzazione.

L’invasione della vespa killer potrà essere fermata grazie alla tecnologia

In Italia è allarme vespa killer. Conosciuta anche come calabrone asiatico o vespa velutina, questo imenottero particolarmente aggressivo è giunto in Francia nel 2004, trasportato all’interno di un tir contenente un carico di bonsai originari del sud-est asiatico. Da quel momento, la specie aliena si è rapidamente diffusa nel Vecchio Continente; oltre alla Francia, la vespa killer è stata avvistata anche in Belgio, Germania, Spagna, Portogallo e Italia, dove la sua azione devastatrice si è tristemente fatta sentire in Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Toscana.

La sua ferocia si manifesta principalmente nei confronti dell’ape europea (Apis mellifera ligustica), decisamente più docile rispetto a quella asiatica (Apis cerana) che, dal canto suo, è in grado di difendersi più efficacemente da un violento predatore lungo anche 5 centimetri e il cui morso, essendo cinque volte più velenoso rispetto ad un comune calabrone, può perfino uccidere un uomo.

Capace in volo di raggiungere la velocità di 40 km/h, il calabrone assassino si accanisce in particolar modo sulle api, i più importanti insetti impollinatori, conosciuti per essere responsabili della riproduzione e quindi della sopravvivenza di non meno di 130mila piante. La loro tecnica di attacco è davvero molto cruenta: le api vengono letteralmente assalite durante il volo per poi essere sventrate. Per dimostrare la sua pericolosità, in rete circola da alcuni giorni un video in cui si vede la vespa killer lottare con un topo che riesce ad immobilizzare e uccidere.

Da autentica razziatrice di alveari, la vespa cinese rischia di arrecare gravi perdite non solo all’apicoltura, che teme un drastico crollo della produzione di miele, ma anche a livello di biodiversità. Per scongiurare gli scenari più drammatici, si cerca in tutti i modi di mettere un freno all’avanzata di questo temibile predatore, ricorrendo per quanto possibile anche all’uso della tecnologia. Si diffonde quindi l’utilizzo di trappole che puntano a catturare le regine, che una volta neutralizzate non sono più in grado di dar vita a nuove colonie.

Per farlo è possibile monitorarle attraverso dei minuscoli chip che appesantiscono il volo e permettono di tenere sotto controllo i loro spostamenti. Conoscere dove si trovano i nidi, scongiura la diffusione capillare del predatore, ha precisato l’entomologo Enzo Moretto, direttore di Esapolis, il più grande insettario espositivo italiano. Come da lui precisato, “se eliminiamo le colonie prima, non si riformeranno più o faranno fatica a farlo”.

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