Le meduse sono solo un pericolo per le nostre vacanze estive o c’è qualcosa di più? A quanto pare sono una fonte davvero molto ricca di proteine e quindi si sta iniziando a studiare il modo corretto per utilizzarle in cucina. L’idea nasce da Stefano Piraino, zoobiologo dell’Università del Salento. In molti vedevano come un problema l’eccessiva riproduzione delle meduse ma, le particolari caratteristiche proteiche, le renderebbero adatte all’alimentazione umana. Il fatto che riescano a riprodursi rapidamente quindi non dovrebbe incidere sull’ecosistema. L’idea è nata grazie alla collaborazione con la dottoressa Antonella Leone; gli studi si sono concentrati sui metodi per estrarre le sostanze bioattive.
L’idea è quella di utilizzare le meduse che sono tipiche dei nostri ecosistemi, questo quindi può permettere una commercializzazione che sia sostenibile. Risulta importante una specializzazione futura per i pescatori in modo da permettere una pesca oculata e che non rischi di sfruttare in maniera incontrollata i nostri mari.
A differenza del mercato Asiatico dove viene usato l’allume per la disidratazione (che in quantità elevate risulta tossico), in Italia ci si allinea alle direttive europee. Dal 2018 gli studi effettuati sulle meduse contribuiranno ai dossier di Bruxelles.
Piraino è davvero affascinato dalle meduse sia perché sono organismi che sono rimasti in grado di mantenere le loro caratteristiche per oltre 500 milioni di anni, sia perché sono una fonte proteica davvero molto valida in grado di soddisfare i bisogni alimentari dell’uomo. Inoltre sono in corso anche degli studi per verificare le azioni anti cancro di alcune molecole.
È importante eseguire degli studi accurati riguardo alle conseguenze del nutrirsi delle meduse: molte specie animali infatti per proteggersi vivono in prossimità delle meduse quindi bisognerà assicurarsi che la commercializzazione delle meduse non intacchi l’ecosistema. Gli studi, fortunatamente, hanno dei finanziamenti che provengono sia dalle industrie farmaceutiche sia dai produttori di gelatine. La ricerca sugli organismi marini si dimostra quindi ancora come una nuova frontiera dove rivolgere lo sguardo.