Le balene ripopolano l’Antartide: sono gli effetti del divieto di caccia

Una buona notizia che viene dai "ghiacci": circa ottomila esemplari di balenottere comuni tornano ad abitare l'Antartide, dopo lo stop alla caccia in vigore dal 1976.

Le balene ripopolano l’Antartide: sono gli effetti del divieto di caccia

Aver vietato in Antartide la caccia alle balene nel 1976 sta portando i suoi frutti. E se negli ultimi tempi dai Poli arrivano solo tristi notizie in merito allo scioglimento dei ghiacciai, quest’oggi la notizia è tutt’altro che negativa. 

La balenottera comune australe (Balaenoptera physalus quoyi), che era considerata fino a pochi decenni fa una specie in via di estinzione, torna a riempire i mari dell’Antartide.

La Balaenoptera physalus detiene il primato di secondo animale più grande del pianeta. Basti pensare che può raggiungere i 26 metri di lunghezza e le 80 tonnellate di peso.

Interessante bersaglio di una caccia feroce e senza scrupolo alcuno, fino a qualche decennio fa era quasi impossibile avvistarne qualcuna nelle acque fredde dell’Antartide. Ma le ragioni della momentanea “scomparsa” di questo incredibile mammifero appartenente alla famiglia delle Balenopteridi, vanno ricercate anche in altri fattori. Cambiamenti climatici, scarsità di cibo, inquinamento chimico e acustico, sono da considerarsi cause ugualmente responsabili del dileguamento di questi enormi animali.

Eppure, qualcosa sta cambiando. Negli ultimi anni, alcuni ricercatori dell’Università di Amburgo, hanno potuto osservare numerosi gruppi di balenottere abitare la zona settentrionale dell’Antartide. Il tutto è stato documentato in uno studio pubblicato su Scientific Reports da un gruppo di ricercaritori inglesi e tedeschi. 

Le balenottere hanno un ruolo importantissimo nell’ecosistema: i loro escrementi, infatti, diventano cibo per gli esseri viventi che vivono lo strato superficiale dell’acqua. Non solo: sono a vantaggio anche di numerose specie di alghe che, assorbendo anidride carbonica, contribuiscono a ridurre le quantitàdi CO2 presenti nell’aria. 

La Commission for the Conservation of Antarctic Marine Living Resources (CCAMLR) ha intenzione di realizzare una rete di aree marine protette (AMP) proprio nei mari dell’Antartide. Per la prima volta nel 2016 è stata presentata dall’Unione Europea una richiesta per una AMP nel mare di Weddell ma, per quanto sostenuta e sponsorizzata da molti stati, questa non è ancora stata, ahinoi, approvata dalla CCAMLR. 

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