La zebra a pois esiste davvero: esemplare avvistato in Kenya

Immortalato nella riserva faunistica keniota del Masai Mara, il cucciolo di zebra con macchie bianche è stato chiamato Tira. Gli esperti sono pressoché convinti che il manto a pois sia addebitabile ad una particolare anomalia: ecco quale sarebbe.

La zebra a pois esiste davvero: esemplare avvistato in Kenya

Chi credeva che la zebra a pois fosse solo una canzone di Mina del 1960 dovrà necessariamente ricredersi. Questo animale non solo esiste, ma è stato anche fotografato nella riserva faunistica keniota del Masai Mara. A immortalarlo è stato la guida turistica Antony Tira. Proprio in onore del suo scopritore, il cucciolo – molto probabilmente un maschio – è stato ribattezzato con il nome Tira.

Non è certo la prima volta che vengono avvistati degli esemplari con delle strisce al di fuori del comune, ma quello del piccolo Tira è un’evento davvero unico nel suo genere: il manto infatti non presenta delle strisce, ma dei puntini rotondi che lo distinguono da tutti i suoi simili.

La guida safari oltre a rimanere a bocca aperta, ha altresì aggiunto di essere rimasto sorpreso che il cucciolo fosse molto più scuro di qualsiasi altra zebra. Inizialmente era addirittura arrivato alla conclusione che qualcuno lo avesse contrassegnato per poterne monitorare gli spostamenti.

Ma a quanto pare nulla di tutto ciò ha avuto luogo. Il piccolo è proprio nato così a seguito di una particolare anomalia. Secondo gli esperti, il colore del suo manto risentirebbe di un possibile disturbo genetico che ha influito sul funzionamento della melanina: di conseguenza anche la pigmentazione del pelo sarebbe del tutto diversa dall’ordinario.

Il melanismo provocherebbe infatti un manto molto più scuro, modificando le tipiche strisce in piccole macchie di forma circolare. Gli esperti di fauna selvatica africana hanno confermato che anche in passato si erano verificate altre anomalie addebitabili ad un gene recessivo, ma mai prima d’ora era stata immortalata una zebra a pois. L’aspetto più triste è però legato al fatto che nella maggior parte di questi casi, i cuccioli difficilmente avevano superato i primi sei mesi di vita.

Da qui la notizia dopo aver fatto il giro del mondo, ha sollevato un coro unanime di richieste di tutelare il cucciolo, evidentemente più vulnerabile rispetto ai suoi coetanei. Il piccolo andrebbe infatti protetto non solo dai predatori, ma anche dai curiosi che potrebbero accorrere in massa spaventandolo.

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