Paul Nicklen, fotografo della National Geographic, filma la straziante morte di un orso polare in un’isola canadese per effetto del riscaldamento globale. Il video diventa virale in un attimo mettendo al centro delle polemiche lo stesso fotografo accusato di non essere intervenuto ma che risponde: “Non vado in giro con 400 kg di carne di foca, e comunque avrei solo prolungato la sua agonia“. E ancora “Avevamo le lacrime agli occhi mentre filmavamo” “È stata l’esperienza più sconvolgente che abbia mai vissuto”.
Per il fotografo, il vero aiuto è la denuncia al mondo intero di ciò che sta accadendo a causa del riscaldamento globale e pertanto il vero aiuto è sollecitare l’attenzione alla salvaguardia della Terra: la nostra prima casa. In questo video, un orso polare, che un tempo era il re delle nevi, fiero e forte, si trascina in un habitat, l’Artico, che non rinosce più, non c’è traccia di ghiaccio, non c’è neve. Senza forze, esausto e scheletrico si accascia sfinito dopo la vacua ricerca di cibo.
Noi guardiamo il grande orso bianco nei suoi ultimi istanti di vita con il cuore a pezzi. La sua casa è distrutta ma quella casa, la Terra, è anche la nostra. La sua agonia è quella della nostra Terra: sfruttata all’eccesso, inquinata, devastata.
L’orso, purtroppo, non ce la farà: morirà pochi attimi dopo la fine del video. Forse l’uomo, però, è ancora in tempo almeno per provare a limitare i danni. Se il mondo non riduce le emissioni dei gas serra, non ci saranno ancora molte generazioni di bambini che potranno ammirare gli orsi polari.
A tal proposito, anche il Papa ha oggi invitato, durante l’ Angelus, facendo riferimento al prossimo vertice che si svolgerà a Parigi “Our Planet Summit” ad una chiara presa di coscienza per contrastare i cambiamenti climatici adottando decisioni realmente efficaci.