Il mondo dei fisici ricorda con molto rispetto, e al contempo con un po’ di ironia, la figura di F. D. C. Willard, un gatto che negli anni Settanta ha firmato, insieme ad altri scienziati, un’importante ricerca sullo studio del comportamento delle regole della fisica alle basse temperature. Tale ricerca non è frutto di uno scherzo, ma è stata pubblicata su un’importantissima rivista scientifica, la Physical Review Letters, una delle più importanti del mondo.
La trovata non è stata un mezzo pubblicitario e nemmeno il risultato di uno scherzo, ma è servito per aggirare una di quelle regole tanto antipatiche della burocrazia che si trovano ad ogni latitudine del mondo. La rivista Physical Review Letters, secondo un amico ed un collega di Jack H. Hetherington, l’autore umano della ricerca in questione, avrebbe rifiutato quella ricerca solamente per il fatto che in essa doveva essere richiesto per essere pubblicata il termine “noi” per indicare il fatto che più persone avevano firmato quella ricerca.
Siccome il signor Jack lavorò da solo alle dinamiche della fisica a basse temperature, pensò giustamente di far firmare a F. D. C. Willard, il proprio gatto, la ricerca, aggirando il cavillo burocratico.
Tale firma felina riuscì anche a superare una “prova”: uno scienziato giunse all’Università del Michigan e volle conoscere gli autori della ricerca, ma il dottor Hetherington era assente, perciò lo scienziato chiese di conoscere il collega Willard e gli fu mostrato il gatto Chester, di proprietà del signor Jack.
Il gatto, da quel momento. partecipò a numerose riunioni e convegni dell’Università del Michigan ed era rispettato da tutti i colleghi scienziati, a tal punto che Willard – il gatto – firmò una seconda ricerca di fisica, stavolta tutto da solo. Quando Willard morì a 14 anni di vita, per l’Università del Michigan fu un giorno di lutto.